La cucina italiana è Patrimonio dell’Umanità: primo Paese al mondo a ottenere il sigillo Unesco
L’Unesco ha detto sì. La cucina italiana entra ufficialmente nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Primo Paese al mondo a ottenere il riconoscimento per l’intera tradizione gastronomica nazionale, non per un piatto o una tecnica. Presenti il vicepremier Antonio Tajani e una folta delegazione. Giorgia Meloni esulta in videomessaggio: “Vittoria dell’Italia che crede in sé stessa. Quando è consapevole di ciò che vale, non ha rivali”. Il voto è arrivato alle 11 ora italiana. Maggioranza schiacciante dei 24 Stati del Comitato intergovernativo riunito in India. Standing ovation nella sala. Tajani prende la parola: “Orgogliosi di una cucina che non è solo fornelli. È identità, storia, valori, diversità bioculturale. Ogni ricetta unisce generazioni e rafforza il senso di comunità”. Poi ringrazia i diplomatici: “Un gioco di squadra perfetto”.
Meloni: scudo contro tariffe e falsi
Il messaggio della premier è un inno all’orgoglio. “Siamo i primi al mondo. Questo marchio onora chi siamo davvero”. Poi i numeri: 70 miliardi di export agroalimentare, primato europeo per valore aggiunto agricolo. “Ora abbiamo un’arma in più contro imitazioni, italian sounding e concorrenza sleale”. Ringrazia i ministri Lollobrigida e Giuli, ma allarga il merito: “Vittoria del popolo italiano, dei connazionali all’estero e di chi nel mondo ama il nostro stile di vita”.
L’@UNESCO ha riconosciuto la Cucina Italiana Patrimonio dell’Umanità: una notizia che ci riempie di orgoglio.#IntangibleHeritage #LivingHeritage pic.twitter.com/Axumwl6N0u
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 10, 2025
La filiera vale 707 miliardi
Coldiretti spara i conti: filiera agroalimentare allargata 707 miliardi di euro. Ismea aggiunge il record assoluto: 331 prodotti Dop, Igp e Stg, valore 9,64 miliardi solo alla produzione. Lollobrigida twitta lapidario: “La Cucina Italiana è Patrimonio dell’Umanità. Oggi l’Italia ha vinto. Festa per radici, creatività e capacità di rendere universale la tradizione”. Petrillo, l’uomo del dossier: “È una spugna di culture”A scrivere le 450 pagine della candidatura è stato Pier Luigi Petrillo, titolare della cattedra Unesco Unitelma Sapienza. “Non premiata una ricetta o un’arte manuale, ma un’intera cultura alimentare che nei secoli ha assorbito influenze arabe, normanne, francesi, spagnole, persino americane”. Avverte però: “Non illudiamoci che basti il bollino Onu per vendere di più. I nostri prodotti sono già i più desiderati al mondo”.
Eppure i precedenti sono eloquenti. Effetto Unesco: i numeri non mentonoPantelleria, dopo la vite ad alberello (2014): +9,7% di turisti l’anno, +75% fuori stagione, +500% occupati in agriturismo. Napoli, arte del pizzaiuolo (2017): corsi professionali +283%, scuole accreditate all’estero +420%. Colline del Prosecco (2019): strutture ricettive +45,4%. Lo studio Unitelma 2023-24 è un pugno nello stomaco per chi ancora dubita: siti Unesco +14,9% di presenze, siti senza marchio +2,5%. Quelli non riconosciuti addirittura -3,26% di arrivi. Differenza abissale.
Prossimi passi: task force e marchio unico
Fonti di palazzo Chigi anticipano: entro gennaio nascerà una cabina di regia permanente con ministeri Esteri, Agricoltura, Cultura, Turismo e Mise. Obiettivo: creare un marchio ombrello “Cucina Italiana – Patrimonio Unesco” da apporre su menu, packaging e campagne promozionali all’estero. Si studia anche un grande evento annuale itinerante: “La Settimana della Cucina Italiana Patrimonio dell’Umanità”, con chef, produttori e istituzioni in giro per il mondo. Il dado è tratto. Il mondo intero ha certificato che la cucina italiana non è solo buona da mangiare. È cultura viva, identità, economia, coesione sociale. Ora sta a noi trasformarla in opportunità concreta. Perché, come ha detto Tajani dal palco di Nuova Delhi, “quando l’Italia crede in sé stessa e gioca unita, non ce n’è per nessuno”.
