Per la prima volta la Federal Trade Commission (FTC) è riuscita a piegare la resistenza di Amazon, imponendo al colosso dell’e-commerce una multa e un rimborso complessivo da 2,5 miliardi di dollari. L’accusa: aver utilizzato sistemi ingannevoli per spingere i consumatori a iscriversi al programma Prime e aver reso complicata la cancellazione dell’abbonamento.
L’intesa, annunciata dopo due anni di contenzioso, obbliga l’azienda fondata da Jeff Bezos a versare 1 miliardo come sanzione diretta e a restituire 1,5 miliardi a circa 35 milioni di abbonati. Un colpo d’immagine pesante per Amazon, che si è sempre presentata come modello di trasparenza e centralità del cliente.
Secondo la FTC, le prove raccolte documentano un sistema di iscrizione a Prime costruito con “sofisticate trappole per gli abbonamenti”, capaci di indurre inconsapevolmente milioni di utenti a sottoscrivere il servizio. Ma il problema maggiore, sottolinea l’agenzia federale, riguardava la fase successiva: la cancellazione.
Il percorso per abbandonare Prime era infatti considerato da molti clienti e osservatori come eccessivamente complesso, un vero e proprio “labirinto digitale” che scoraggiava la disdetta. Una strategia che, secondo la Commissione, ha garantito ad Amazon miliardi di ricavi aggiuntivi.
Amazon ha respinto con fermezza le accuse, pur scegliendo la via dell’accordo. “Amazon e i suoi dirigenti hanno sempre seguito la legge – ha dichiarato il portavoce Mark Blafkin – e questo compromesso ci permette di guardare avanti e di concentrarci sull’innovazione”.
Blafkin ha aggiunto che il processo di iscrizione e cancellazione è già oggi “chiaro e semplice” e che il gruppo continuerà a investire per offrire ai clienti un’esperienza di valore. “Prime è uno strumento che garantisce vantaggi concreti e che milioni di membri in tutto il mondo continuano a scegliere liberamente”, ha ribadito.
Sul piano economico, il pagamento da 2,5 miliardi incide per il 5,6% sui ricavi annuali del programma Prime, stimati in 44 miliardi nel 2024. Una cifra che, pur essendo tra le più alte mai pagate da Amazon in un singolo contenzioso, non mette in discussione la forza del servizio.
L’analista di Emarketer, Zak Stambor, ha osservato che l’accordo potrà portare a una semplificazione delle procedure di cancellazione, ma difficilmente scalfirà il ruolo dominante di Prime. “Il programma resta il principale strumento di fidelizzazione dei clienti e continuerà a trainare la crescita del gruppo”, ha sottolineato.
Il caso segna una vittoria significativa per la Federal Trade Commission, che da anni cerca di arginare le pratiche aggressive dei giganti digitali. Nonostante il peso economico limitato per Amazon, la decisione ha un valore politico e simbolico: dimostra che anche le aziende più potenti possono essere costrette a rispondere del proprio operato davanti alle autorità.
Per i consumatori, intanto, la prospettiva è quella di una maggiore trasparenza nei meccanismi di iscrizione e disdetta dei servizi online, un tema che riguarda non solo Amazon ma l’intero ecosistema delle piattaforme digitali.