La Germania vuole gasdotto Spagna-Francia. L’euro continua a scendere

La Germania vuole gasdotto Spagna-Francia. L’euro continua a scendere
30 agosto 2022

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha ribadito oggi il suo sostegno a un gasdotto attraverso i Pirenei, al fine di “migliorare le interconnessioni della rete europea del gas” sullo sfondo della crisi energetica causata dall’invasione russa in Ucraina. “Voglio sottolineare ancora una volta che sono molto favorevole a tale connessione”, ha detto in una conferenza stampa con l’omologo spagnolo, Pedro Sanchez, a Meseberg, a nord di Berlino. Questo gasdotto, visto con occhio sospetto da Parigi, sarebbe in grado di “migliorare le interconnessioni della rete europea del gas oggi e nel lungo termine si tratta anche di usare insieme idrogeno verde in Europa”, ha spiegato il capo dell’esecutivo tedesco.

Il progetto del gasdotto si chiama Midcat – abbreviazione di Midi (Francia meridionale) e Catalogna (Spagna nord-orientale), le due regioni che collegherebbe – e consentirebbe alla Spagna, ma anche al Portogallo, di trasportare gas, sotto forma di Gnl dagli Stati Uniti o dal Qatar all’Europa centrale, passando per la Francia. Scholz aveva già affermato, l’11 agosto, che questo gasdotto “ci manca, ahimè, drammaticamente oggi”, perché “contribuirebbe in modo massiccio ad alleviare la situazione dell’approvvigionamento, mentre la Russia ha già ridotto drasticamente le sue consegne di gas, da cui la Germania è molto dipendente. Lanciato nel 2013, il progetto è stato abbandonato nel 2019 da Parigi e Madrid, a causa del suo impatto ambientale e del suo basso interesse economico. Ma la guerra in Ucraina e le minacce russe di fermare le forniture di gas all’Ue hanno rimesso l’argomento sul tavolo.

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Intanto, il macroscenario economico è ancora negativo: a meno di sorprese l`euro potrebbe continuare a scendere, arrivando a fine anno a 0,96. Le aspettative di una carenza energetica in Europa quest’inverno sono il principale fattore che spiega il crollo della valuta europea. Da un lato, il ricatto energetico russo continua: il fornitore Gazprom, legato al Cremlino, ha annunciato la chiusura del gasdotto Nord Stream 1, la principale porta di accesso del gas russo al continente, per tre giorni dal 31 agosto al 1° settembre. In autunno sono attese altre interruzioni, che potrebbero complicare l’obiettivo dell’UE di riempire la capacità di stoccaggio del gas naturale all’80% entro il 1° novembre (un obiettivo considerato irrealistico da molti). Ciò comporterebbe un rischio reale di carenza di energia in diversi Paesi, in particolare in Germania.

D’altra parte, i prezzi dell’energia continuano a salire, facendo temere un crollo della domanda delle famiglie e una sofferenza delle imprese. Il gas naturale ha raggiunto un nuovo massimo storico di 295 euro per megawattora (o 500 dollari per barile di petrolio!). Anche il prezzo dell’elettricità scambiata sui mercati è in aumento. In Italia è superiore a 600 euro per megawattora, un livello simile a quello di Germania, Francia e Austria. Prima della crisi energetica, 75-100 euro erano considerati molto costosi. In pochi mesi siamo entrati in un altro mondo. Ci sono tutte le ragioni per ritenere che l’Europa si stia avviando verso un impoverimento duraturo a causa della crisi energetica: l’inflazione dovrebbe sfiorare il 10% in Germania quest’autunno e certamente non molto meno in Italia, e c’è un rischio reale di recessione. Diversi indicatori economici anticipatori sono al livello della crisi finanziaria globale del 2008 (come la differenza tra gli ordini all’industria e le scorte in Germania e in Italia).

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