Friedrich Merz e Ursula von der Leyen
L’Europa assiste a una svolta: la Germania, dopo anni di critiche alle politiche italiane sui migranti, si allinea ora alle strategie promosse dal governo Meloni, segnando una cesura rispetto al passato e ridefinendo gli equilibri politici e pratici dell’Unione Europea. Durante la conferenza stampa congiunta a Bruxelles, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno delineato una nuova stagione per la gestione dei flussi migratori, la politica commerciale e la difesa comune, con Berlino che abbandona la tradizionale cultura dell’accoglienza per abbracciare un modello ispirato all’approccio italiano.
Il cambio di rotta tedesco è netto. Merz ha difeso con forza l’introduzione di controlli alle frontiere, sottolineando la conformità al diritto europeo e la natura temporanea delle misure, pensate per contrastare l’immigrazione irregolare e i cosiddetti “movimenti secondari” dei richiedenti asilo. L’adozione di questi strumenti, un tempo appannaggio di Paesi di frontiera come l’Italia, è ora giustificata dall’urgenza di rispondere a una pressione migratoria che la Germania riconosce non più gestibile con le vecchie ricette.
Non è un caso che la stampa tedesca, fino a pochi mesi fa critica verso Roma, oggi elogi apertamente la linea Meloni, riconoscendo l’efficacia dell’accordo con la Tunisia e del protocollo Italia-Albania come modelli da seguire. La Germania, che aveva fatto della “Willkommenskultur” un simbolo europeo, ora accelera su espulsioni, accordi bilaterali con Paesi di origine, controlli rafforzati e una lista di “Paesi sicuri” ampliata, proprio sulle orme delle scelte italiane.
Von der Leyen ha confermato che, in questa fase di transizione normativa, gli Stati membri possono introdurre controlli alle frontiere interne, purché coordinati e temporanei, in attesa dell’attuazione del nuovo Patto UE su asilo e immigrazione. La Commissione ha inoltre annunciato un nuovo stanziamento di 3 miliardi di euro per rafforzare le frontiere esterne e accelerare le procedure di asilo – una risposta concreta alle richieste di maggiore fermezza avanzate da Berlino e Roma.
Sul fronte commerciale, Merz e von der Leyen hanno ribadito la necessità di un’Europa compatta nei negoziati con gli Stati Uniti, escludendo ogni ipotesi di accordi bilaterali tra singoli Stati membri e Washington. L’obiettivo dichiarato è una soluzione “zero dazi” sui prodotti industriali, ma con la prontezza di attivare contromisure se le trattative dovessero fallire. Merz ha sottolineato che la forza dell’UE sta proprio nella capacità di negoziare come blocco unico, mentre von der Leyen ha rilanciato l’importanza di standard tecnici comuni e di una strategia commerciale condivisa.
Sul tema della difesa, la Germania mantiene cautela sull’ipotesi di nuovo debito comune europeo, preferendo puntare sull’efficienza della spesa, la standardizzazione e le economie di scala. Von der Leyen ha accolto con favore l’aumento della spesa militare tedesca e ricordato il piano SAFE, che mette a disposizione 150 miliardi di euro per appalti e investimenti congiunti, compresa l’industria della difesa ucraina.
La conferenza stampa di Bruxelles sancisce un cambio di paradigma: la Germania, dopo aver guidato per anni una politica migratoria improntata all’accoglienza, ora si ispira apertamente alle strategie italiane, riconoscendone la concretezza e la capacità di rispondere alle nuove sfide di sicurezza e coesione sociale. Il modello Meloni, basato su accordi con i Paesi di origine, procedure accelerate e controllo dei confini, diventa il riferimento anche per Berlino, che non esita più a chiudere le frontiere e a espellere chi non ha diritto a restare.
Questa svolta, che vede la Germania “a lezione” dall’Italia dopo anni di critiche, segna la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova fase europea, in cui la gestione dei flussi migratori, la difesa degli interessi economici e la sicurezza interna tornano al centro dell’agenda politica, con una narrazione pubblica sempre più vicina alle sensibilità dei cittadini elettori. L’Unione Europea, sotto la spinta di Roma e Berlino, si prepara così a rispondere alle sfide globali con strumenti comuni, pragmatismo e una visione politica rinnovata.