La maggioranza di Gentiloni regge al Senato e incassa la fiducia. Verdini al momento non è indispensabile

La maggioranza di Gentiloni regge al Senato e incassa la fiducia. Verdini al momento non è indispensabile
14 dicembre 2016

La maggioranza ha retto al Senato dove il governo Gentiloni ha incassato la fiducia, anche senza l’apporto dei parlamentari verdiniani di Ala. E così, dopo l’ok della Camera di ieri, oggi anche il Senato ha dato luce verde alla fiducia con 169 voti a favore (la maggioranza assoluta in a palazzo Madama è a quota 161) da Pd, Ap-Ncd (escluso il presidente della commissione Lavoro Maurizio Sacconi), Autonomie e alcuni senatori del Misto. Fra questi il presidente emerito della Repubblcia Giorgio Napolitano e il senatore a vita Mario Monti. Contro hanno votato 99 senatori di Forza Italia ed M5s. Non hanno invece preso parte al voto i senatori verdiniani di Ala-Scelta Civica.

Il governo Gentiloni è dunque entrato nella pienezza delle funzioni. Il neo premier ha riunito a palazzo Chigi la prima riunione operativa del nuovo Consiglio dei ministri per l’approvazione di alcuni decreti attuativi di norme approvate ma non ancora in funzione. Domani Gentiloni si presenterà a Bruxelles, partecipando al suo primo Consiglio Europeo da premier insieme agli altri capi di Governo europei. L’ultimo passo per completare la squadra di governo sarà la nomina di viceministri e sottosegretari. Il dossier sarà preso in mano dal premier al ritorno da Bruxelles. Il nuovo giro di incarichi nella maggioranza sarà la cartina di tornasole sul rapporto fra verdiniani e maggioranza: si vedrà se Ala-Sc accetteranno o meno le nomine che probabilmente saranno loro riservate. La partita si giocherà di sponda con palazzo Madama dove Ala è determinante in alcune commissioni e dove nei prossimi giorni la maggioranza dovrà dare le sue indicazioni per la presidenza della commissione Affari Costituzionali liberata dalla neo ministra Pd Anna Finocchiaro e per la vicepresidenza del Senato liberata dalla neo ministra Pd Valeria Fedeli.

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Dall’analisi dei tabulati del voto emerge che il Pd ha incassato 111 voti: tra questi non figurano quello del presidente Grasso, che tradizionalmente non vota, e quello del senatore Felice Casson. Sono compresi invece i voti dei senatori a vita Napolitano e Cattaneo. Da Ap sono arrivati 28 voti a sostegno dell’esecutivo Gentiloni, sui 29 complessivi (manca Sacconi che non ha votato, in dissenso dal gruppo). Dalle fila delle Autonomie, che conta 19 senatori, sono arrivati 16 sì: sono mancati i voti dei senatori a vita Rubbia e Piano e del senatore Zinn, assenti. Dal composito fronte di Gal l’apporto ai sì è arrivato dai senatori Villari, Naccarato e D’Onghia. Mentre Davico, altro esponente ‘governativo’ del gruppo, non ha votato. Dal gruppo Misto è giunto un voto di sostegno al governo dai senatori Della Vedova, Bencini, Molinari, Romani, Bondi, Repetti, a cui si aggiungono Fucksia, Rossi, Monti, e gli ex Sel del Misto Stefano e Uras.

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