La morte di dj Fabo in Svizzera arriva a pochi giorni dal primo sì della Camera alla legge sul biotestamento, in dirittura d’arrivo in commissione Affari Sociali, dove entro la settimana verrà dato mandato alla relatrice Donata Lenzi (Pd) a riferire in aula. Un testo che ha spaccato la maggioranza di governo perché non piace ad Area Popolare e che viene fortemente osteggiato da diversi deputati cattolici intransigenti come Paola Binetti (Udc) ed Eugenia Roccella (Idea) che lamentano l’assenza dall’articolato di un no chiaro all’eutanasia. In verità, racconta il presidente della Commissione Mario Marazziti (Des-Cd), portavoce della comunità di Sant’Egidio, quindi cattolico anche lui, durante l’esame sono state accolte “diverse modifiche” volute da Ap, per esempio, “si è lavorato a una mediazione” per arrivare a un testo condiviso. E di fronte alla data certa per l’approdo in aula, inizialmente fissata su richiesta del Pd dalla conferenza dei capigruppo per il 30 gennaio, “è stato concesso ai gruppi di presentare un numero largamente maggiore di emendamenti rispetto a quanti ne prevede il regolamento: dovevano in tutto essere 100 al massimo, ne abbiamo esaminati 288”. La mediazione continuerà, assicura Marazziti.
Mentre la relatrice Lenzi è più pessimista: “La vedo molto difficile – dice raggiunta al telefono – per il clima che si è creato” anche “se non c’è alcuna pregiudiziale”. Binetti invece spiega: “Una ampia area politica è disposta a dire che questa legge, se esplicita il suo ‘no’ all’eutanasia, potrebbe essere approvata ieri, non domani. Questo punto di vista è condiviso non solo da un gruppo di parlamentari ma anche di partiti politici presenti in questo momento in Parlamento: noi ne calcoliamo per lo meno 7 o 8, che vanno dall’Udc, dove sono io, all’Ncd, a Forza Italia, ai ‘fittiani’, ai Civici e Democratici, a Democrazia Solidale”. Andando al contenuto del testo, in realtà, all’articolo 1 (in tutto sono 5) sul consenso informato, viene stabilito sì che “il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale”, ma è previsto anche che il paziente non possa “esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali”. Per i sostenitori del testo sarà anche implicito ma questo è già un no all’eutanasia.
Il cuore della legge, quello su cui si è consumato lo scontro in Commissione coi deputati cattolici che hanno abbandonato i lavori, è l’articolo 3 sulle disposizioni anticipate di trattamento: “Ogni persona maggiorenne, capace di intendere e di volere, in previsione di una eventuale futura incapacità di autodeterminarsi – prevede la norma – può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento (Dat), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali. Indica altresì una persona di sua fiducia (fiduciario) che ne faccia le veci e lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie”. “L`incarico del fiduciario può essere revocato dal disponente in qualsiasi momento”. Una questione aperta, spiega Marazziti, è quella su quanto debbano essere vincolanti le Dat. Per ora il testo prevede che le Dat possano essere “disattese, in tutto o in parte, dal medico, in accordo con il fiduciario, qualora sussistano terapie non prevedibili all`atto della sottoscrizione, capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”. Ma secondo il presidente della Commissione “si può fare di più su questo punto durante l’esame in aula”. Votato il mandato al relatore in settimana, sarà la conferenza dei capigruppo a decidere la data di approdo in aula del testo già rinviato diverse volte per permettere alla Commissione di concludere i lavori. Se il Pd continua a sostenere la legge sulle Dat, a Montecitorio il testo – appoggiato anche da M5s – non avrà problema di numeri. Il problema politico, nel caso in cui non rientri il dissenso di Ap, sarà l’esame al Senato dove i numeri della maggioranza sono risicati e i democratici potranno incassare l’ok solo con i voti dei pentastellati.