La notte del terrore in Giappone: sisma di magnitudio 7.6, evacuate 95mila persone

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Un violentissimo terremoto ha scosso nel cuore della notte il Giappone settentrionale, riaccendendo il trauma del disastro del 2011. La scossa, di magnitudo 7.6 secondo le autorità nipponiche, si è verificata alle 23.15 ora locale (le 15.15 in Italia) dell’8 dicembre al largo della costa pacifica, a circa 70-80 km dalla città di Misawa, nella prefettura di Aomori, e a una profondità stimata tra i 50 e i 53 chilometri. Immediata l’emissione di un’allerta tsunami “maggiore”, con onde previste fino a 3 metri, e l’ordine di evacuazione per quasi 95.000 persone nelle prefetture di Hokkaido, Aomori, Iwate e Miyagi, nonostante le temperature prossime allo zero.

La premier Sanae Takaichi ha attivato la task force di crisi: “Priorità assoluta salvare vite”. Al momento, nessuna anomalia è stata segnalata negli impianti nucleari della zona, incluso quello di Fukushima. La forza del sisma, avvertito distintamente fino a Tokyo, a oltre 700 chilometri di distanza, ha paralizzato i trasporti, con la sospensione di tutti i treni ad alta velocità Shinkansen nel nord-est del Paese. I primi danni materiali e qualche ferito lieve, causati soprattutto dalla caduta di oggetti e vetri rotti, cominciano a essere segnalati dalle prefetture più vicine all’epicentro. L’emittente pubblica NHK ha mostrato immagini di interni devastati in un hotel di Hachinohe, mentre a Sapporo gli allarmi sui cellulari hanno squarciato il silenzio della notte, spingendo i residenti alla fuga.

La paura del maremoto e le prime onde

La reazione delle autorità giapponesi, plasmate dall’esperienza tragica del passato, è stata immediata e rigorosa. L’Agenzia meteorologica (JMA) ha diramato l’allerta tsunami di massimo livello per le coste di Aomori, Iwate e Hokkaido, prevedendo un’onda “imminente” e potenzialmente pericolosa. L’ordine di evacuazione, perentorio, ha coinvolto decine di migliaia di persone, costrette a cercare rifugio in aree elevate nel cuore della notte gelida. Poche ore dopo, tuttavia, l’allerta è stata revocata. Le onde anomale effettivamente registrate sono state di entità modesta: 40 centimetri nel porto di Mutsu Ogawara (Aomori) e altrettanti a Urakawa, in Hokkaido. Un esito che ha sollevato un sospiro di sollievo, ma che non ha attenuato la tensione nelle operazioni di verifica dei danni e di assistenza alla popolazione.

L’episodio ha inevitabilmente riportato alla memoria il devastante maremoto dell’11 marzo 2011, quando un sisma di magnitudo superiore a 9.0 generò onde alte fino a 40 metri, causando circa 20.000 vittime e il disastro nucleare di Fukushima Daiichi. Questa volta, l’epicentro è stato localizzato più a nord rispetto a quello di tredici anni fa, e la profondità maggiore, insieme a caratteristiche geologiche differenti, ha probabilmente contenuto l’energia rilasciata verso il mare. Tuttavia, il brivido è stato lo stesso. I social si sono riempiti in pochi minuti di video amatoriali che mostravano lampadari oscillanti violentemente, mobili che si spostavano e oggetti che cadevano dagli scaffali, testimonianza della potenza della scossa.

Verifiche in corso sulle centrali nucleari

In un Paese dove il rischio sismico è parte della quotidianità, l’attenzione si concentra immediatamente sulla sicurezza degli impianti nucleari. Il segretario di gabinetto Minoru Kihara ha tenuto un briefing per rassicurare la popolazione: al momento non risultano situazioni di emergenza nelle centrali di Higashidori e Onagawa, nel nord-est, né in quella di Fukushima Daiichi. Le verifiche da parte degli operatori, comunque, sono in corso su tutti gli impianti delle regioni interessate. Anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato di aver ricevuto comunicazione da Tokyo sull’assenza di anomalie a Fukushima.

Il Giappone sorge sulla cintura del Pacifico, l’“Anello di Fuoco”, ed è uno dei Paesi più sismici al mondo, con circa 1.500 scosse registrate ogni anno. La stragrande maggioranza è lieve, ma eventi come quello di ieri notte ricordano la permanente vulnerabilità dell’arcipelago. La rapidità dei protocolli di allerta e l’addestramento della popolazione – abituata a simulazioni e ad alert sui cellulari – hanno senza dubbio evitato conseguenze più gravi in una situazione così critica, con la scossa avvenuta in piena notte.

Danni contenuti e trasporti paralizzati

I danni materiali, al netto dello spavento collettivo, sembrano essere stati contenuti. Oltre ai vetri rotti nell’hotel di Hachinohe, si segnalano danni minori in alcune abitazioni e attività commerciali, principalmente nella prefettura di Aomori. Il vero disagio per milioni di persone è stato causato dalla paralisi del sistema dei trasporti. La sospensione dei servizi Shinkansen, i treni proiettile che viaggiano a 320 km/h, sull’intero versante nord-orientale ha isolato intere aree e creato difficoltà ai primi pendolari del mattino. Le compagnie ferroviarie stanno effettuando controlli minuziosi sulle linee prima di ripristinare la circolazione, per scongiurare qualsiasi rischio derivante da possibili danni alle infrastrutture.

L’emittente NHK, che ha interrotto la programmazione ordinaria per seguire l’emergenza minuto per minuto, ha trasmesso le toccanti testimonianze dei cittadini. Un giornalista della sede di Hokkaido ha descritto una scossa “orizzontalmente violenta, durata almeno 30 secondi, che mi ha impedito di restare in piedi”. Le autorità continuano a invitare alla massima prudenza, raccomandando di stare lontani dalle coste e di seguire esclusivamente gli aggiornamenti ufficiali, per evitare il diffondersi di informazioni inaccurate. La paura della notte sta lentamente lasciando il posto al sollievo per uno scampato pericolo di proporzioni ben più catastrofiche, ma il monitoraggio del territorio e del mare resta alto.