Lagarde: “Bce ci sarà anche nella seconda ondata”, ma prende tempo

29 ottobre 2020

“La Bce c’è stata nella prima ondata e ci sarà nella seconda”. Con questa promessa, la presidente Christine Lagarde ha dato appuntamento a tra sei settimane, alla riunione del Consiglio direttivo il 10 dicembre. A quel punto, in base all’evolversi dei dati e delle previsioni si procederà a una “ricalibrazione” di tutte le misure messe in campo dalla politica monetaria. Sei settimane che purtroppo sembrano non poche in questa turbocrisi pandemica che ha più volte dimostrato di avere una insidiosa capacità di segnare repentini avvitamenti. Tanto che alcuni analisti ipotizzavano che si sarebbe potuto fare qualcosa subito. E che se il direttorio Bce si si fosse svolto tra una settimana, dopo alcuni giorni, quindi, dall’avvio del nuovo lockdown in Francia, con il lockdown “light” in Germania e con chissà cosa in Italia, la Bce si sarebbe mossa subito.

Anche perché, come spiega la stessa Lagarde, “l’eurozona sta perdendo slancio più rapidamente del previsto e la ripresa dei contagi di Covid ha causato un chiaro deterioramento sulle prospettive economiche nel breve termine”. L’evolversi dei contagi sarà uno dei fattori, assieme ai tempi di sviluppo di un eventuale vaccino, di cui si terrà conto per le future decisioni. Lagarde e lo stesso comunicato post direttorio menzionano anche la dinamica dei cambi valutari, ma successivamente la presidente è sembrata smorzare questo specifico aspetto, almeno “in questa fase particolare”. Alla Bce “non sappiamo” se l’economia dell’area euro accuserà una contrazione nel quarto trimestre, al momento “è molto difficile fare previsioni. I dati del terzo trimestre, che verranno pubblicati domani, potrebbero sorprendere al rialzo – ha detto – ma i dati del quarto potrebbero soprendere al ribasso”. Quanto al cosa attendersi da questa “ricalibrazione”, a detta della stessa presidente “significa che identificheremo quale sia il modo ottimale di utilizzare ognuno dei nostri strumenti, incluso come estenderne la durata nel tempo”.

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Il tutto mentre oggi il Consiglio, come da attese prevalenti, ha mantenuto lo status quo della politica monetaria. Ha innanzitutto confermato a 1.350 miliardi di euro la mole del programma di acquisti di titoli antipandemico, il Peep, la cui scadenza prevista resta fissata “almeno sino alla fine di giugno 2021”. Ha anche confermato che reinvestirà proventi dei titoli giunti a scadenza in questo programma “almeno sino alla fine del 2022”. Confermato anche, in questo caso a 20 miliardi di euro al mese, il ritmo del suo programma di acquisti di titoli già in corso prima della crisi pandemica, l’App su cui la Bce aveva deciso una dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro fino a fine anno. Queste operazioni “proseguiranno finché necessario”. I tassi di interesse ufficiali dell’area euro restano inchiodati ai livelli attuali: zero sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginali e meno 0,50% sui depositi delle banche presso la Bce. Infine, il Consiglio direttivo della Bce ribadisce l’intenzione di fornire abbondante liquidità al sistema, tramite rifinaiziamenti ultra agevolati alle banche.

La maggiore attenzione dei mercati è diretta al Pepp. Lagarde ha spiegato che il programma “ha una dimensione molto specifica di flessibilità che vogliamo mantenere, su tre aspetti”: la flessibilità degli acquisti tra tipi di titoli, la flessibilità sul tempo e quella tra giurisdizioni. E su questo ultimo punto ha lanciato segnali incoraggianti sui Btp. “Chiaramente abbiamo dovuto deviare dalle chiavi di capitale Bce, soprattutto all’inizio”. Infatti nelle prime fasi del Pepp la Bce ha rilevato un quantitativo di titoli italiani e spagnoli maggiore, rispetto a quelli che avrebbe rilevato in base alle chiavi di capitale del Paesi. “Poi, quando la trasmissione della politica monetaria è migliorata abbiamo ridotto” queste deviazioni dalle chiavi di capitale. “Ma se dovremo rifarlo lo rifaremo”. Tuttavia l’enfasi che ha posto nel sottolineare che la ricalibrazione riguarderà tutti gli strumenti potrebbe significare che la Bce potrebbe rimettere mano ai maxi rifinanziamenti plurennali alle banche (Tltro), condizionati al loro impegno nell’economia reale. Oppure ritoccare anche i tassi. Su questo nelle prossime settimane gli analisti potranno impegnarsi a fare previsioni, ma in prima battuta il protrarsi della crisi dovrebbe spingere l’istituzione a un prolungamento innanzitutto del Pepp e a un conseguente nuovo aumento della dotazione.

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Intanto l’inflazione nell’area euro “resterà negativa fino a inizio 2021” ma la presidente della Bce, forse con un qualche ottimismo, continua ad escludere che si inneschi un vera e propria deflazione dei prezzi. “Le pressioni sui prezzi resteranno sottotono a causa della domanda debole, in particolare su settori come il turismo e per gli apprezzamenti dell’euro”. Ma più avanti, “quando l’impatto della pandemia si attenuerà la ripresa economica apporterà pressioni al rialzo sui prezzi”, ha detto. Secondo Pasquale Diana, economista di AcomeA Sgr “prima del meeting di oggi gli analisti si aspettavano un aumento del Pepp di 300-400 miliardi e un`estensione di altri sei mesi, fino almeno a fine 2021. Dopo questa conferenza stampa – aggiunge – le aspettative probabilmente includeranno anche possibili cambi ai Tltr, e, solo come extrema ratio, anche un taglio dei tassi”. Secondo Carsten Brzeski, economista di Ing, bisogna invece sparare che la Bce riesca a arrivare a dicembre senza ripetere l’exploit negativo di marzo, quando la prima risposta alla crisi globale si rivelo platealmente inadeguata (120 miliardi in più sull’App) costringendo l’istituzione dopo pochi a rifare tutto (creando il Pepp con una dotazione iniziale di 750 miliardi, poi potenziata).

Sulla ricalibrazione, secondo l’analista di Ing potrebbe cercare di inventare qualcosa per sostenere le banche e le imperse a rischio fallimento, anche se non sarà semplice. Resta però una domanda: se la situazione sta peggiorando in maniera così rapida “perché non agire oggi?”. Sui mercati la reazione è stata momentaneamente e flebilmente positiva sulle Borse, che tuttavia sul finale hanno perso quasi tutte il poco slancio positivo che avevano (Milano ha chiuso al meno 0,14%). L’euro invece è scivolato repentinamente ai minimi da un mese questa parte, a 1,1663 dollari in serata.

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