L’asse di Pechino: Xi ricompone l’alleanza anti-americana con Putin e Kim

L’80esimo anniversario della vittoria nel Pacifico diventa il palcoscenico per un riposizionamento geopolitico cruciale. Analisi di come la Cina utilizzi la diplomazia simbolica per rafforzare la propria influenza su Russia e Corea del Nord, mentre Washington cerca ancora una strategia coerente per l’Asia.

Xi Jinping, Kim Jong-un e Vladimir Putin

Xi Jinping, Kim Jong-un e Vladimir Putin

Il 3 settembre 2025 segnerà una data spartiacque nella geopolitica contemporanea. Per la prima volta, tre dei leader più influenti e controversi del pianeta sfileranno fianco a fianco nella grande parata militare di Pechino: Xi Jinping, Vladimir Putin e Kim Jong-un. Un trittico di potere che promette di ridisegnare gli equilibri mondiali proprio mentre l’Occidente mostra i primi segni di cedimento.

L’annuncio dell’agenzia di stampa nordcoreana Kcna ha fatto tremare le cancellerie occidentali. Non si tratta solo di una sfilata militare per commemorare l’80esimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale nel Pacifico, ma di un messaggio chiaro e inequivocabile: l’asse Pechino-Mosca-Pyongyang è più solido che mai.

Il ritorno del figlio prodigo

Per Kim Jong-un rappresenta un debutto assoluto in un evento di questa portata internazionale. Ma soprattutto, segna il suo primo viaggio in Cina dal 2019, quando i rapporti tra i due paesi asiatici avevano raggiunto il punto più basso degli ultimi decenni. La causa? L’improvviso avvicinamento di Pyongyang a Mosca, che aveva fatto tremare i vertici del Partito Comunista Cinese.

Quel periodo di gelo sembra ora definitivamente archiviato. “Difendere, consolidare e sviluppare le relazioni Cina-Corea del Nord è una posizione ferma del Partito Comunista Cinese e del governo cinese”, ha dichiarato oggi il vice ministro degli Esteri Hong Lei, con una sicurezza che tradisce la soddisfazione di Pechino per il ritorno del leader nordcoreano nel proprio campo di influenza.

La Cina, che condivide con la Corea del Nord oltre 1.400 chilometri di confine, non ha mai smesso di essere il principale partner commerciale di Pyongyang. Ma l’aspetto strategico era rimasto in sospeso, specialmente dopo l’accordo di partenariato tra Kim e Putin nel settembre 2023, completo di patto di difesa reciproca.

Trump osserva da lontano

Mentre Xi orchestrava questo capolavoro diplomatico, Donald Trump si trovava a Washington a promettere vagamente un futuro incontro con Kim Jong-un “a un certo punto”. Le sue parole, pronunciate lunedì scorso durante il colloquio con il presidente sudcoreano Lee Jae-myung, suonano ora come l’eco di un’era che sta tramontando. Secondo fonti dell’ufficio presidenziale sudcoreano riportate dall’agenzia Yonhap, Seoul era già a conoscenza dei piani di Kim quando si è svolta la conversazione con Trump. Un dettaglio che rivela quanto l’America stia perdendo terreno nell’intelligence e nella diplomazia preventiva in Asia.

L’immagine di Xi al centro, con Putin alla sua destra e Kim alla sua sinistra, diventerà probabilmente una delle foto più significative dell’anno. Mentre Trump fatica a trovare una strategia coerente per l’Ucraina e perde credibilità nei negoziati internazionali, la Cina si presenta come l’unico attore capace di tenere insieme i pezzi di un puzzle geopolitico sempre più complesso.

Il calcolo di Xi Jinping

“L’immagine sarà favorevole per la Cina, poiché dimostrerà agli Stati Uniti che Pechino è un attore chiave nella risoluzione di alcune delle più grandi sfide diplomatiche”, spiega Gabriela Bernal, esperta associata presso il Centro Europeo per gli Studi Nordcoreani. Un’analisi che coglie perfettamente la strategia di lungo termine del presidente cinese. Xi Jinping non sta semplicemente organizzando una parata militare. Sta costruendo un’alternativa all’ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti, pezzo dopo pezzo, alleanza dopo alleanza. E lo sta facendo proprio mentre l’America sembra aver smarrito la bussola della leadership globale.

La prospettiva di un incontro tra Xi e Trump prima della fine dell’anno acquista ora una dimensione completamente diversa. Il presidente cinese si presenterà al tavolo delle trattative non più come un pari, ma come colui che ha dimostrato di saper gestire le relazioni con i leader più difficili del pianeta. “Xi dimostra a Washington di avere ciò che manca a Trump: la stretta attenzione e l’amicizia di Mosca e Pyongyang”, conclude Bernal.

Verso un nuovo ordine mondiale?

La parata del 3 settembre rappresenta molto più di una cerimonia commemorativa. È la dichiarazione di nascita di un nuovo asse geopolitico che promette di sfidare l’egemonia occidentale nei prossimi decenni. Mentre l’Occidente si interroga ancora sulle strategie da adottare, Pechino ha già mosso i suoi pezzi sulla scacchiera mondiale. Resta da capire se questa alleanza troverà la coesione necessaria per trasformare le ambizioni in realtà concrete, o se le tensioni interne tra tre leader dalle personalità così forti finiranno per prevalere. Una cosa è certa: il mondo che emergerà da questa parata non sarà più lo stesso di quello che l’ha preceduta.