Editoriale

Le porte girevoli del Nazareno, ecco chi segue Renzi e chi resta

Matteo Renzi torna da leader con “Italia Viva”. Il suo nuovo partito parte già con venticinque deputati e quindici senatori. E a meno di ventiquattr’ore dal suo addio, il Partito Democratico è in fibrillazione dal Trentino alla Sicilia. Il senatore di Scandicci, consapevole del terremoto che ha scatenato, tuttavia, dal salotto di “Porta a Porta” tenta di rassicurare gli oramai ex compagni dem e gli altri alleati di governo: “Per me questa legislatura arriva al 2023 e deve eleggere il nuovo presidente della Repubblica”. Ribadendo, che “io al tavolo non mi siedo né con Zingaretti né con Di Maio”. In altre parole, per Renzi, “vale il programma di governo”. Certo, dopo che l’ex rottamatore ha abbandonato il Pd lasciando tutti di stucco a poche ore dal giuramento dei 42 sottosegretari e vice ministri, in pochi – almeno ora – scommetterebbero sulla scadenza naturale della legislatura. Intanto, lo stesso ex premier già mostra i muscoli: “Sono più di 40 i nostri parlamentari”.

“Saranno 25 deputati e 15 senatori” ha spiegato Renzi. Una squadra che ha un’evoluzione di ora in ora, tenuto conto dello scenario politico che s’è creato, coinvolgendo partiti di centrodestra e centrosinistra. Tentando di tracciare una prima bozza della nuova geografia parlamentare renziana, alla Camera, l’ex segretario dem non avrà certo il problema di dar vita subito a un gruppo parlamentare. Bastano almeno venti deputati e nella lista, già ci sono, tra gli altri, Maria Elena Boschi, Gennaro Migliore, Ivan Scalfarotto, Michele Anzaldi, Roberto Giachetti, Silvia Fregolent, Marco Di Maio, Luciano Nobili, Luigi Marattin, Lucia Annibali, Mattia Mor, Nicola Carè, Massimo Ungaro, Gianfranco Librandi, Ettore Rosato, Mauro Del Barba, Maria Chiara Gadda, Vito De Filippo, Andrea Rossi.

Attualmente, numeri alla mano, il Pd conta 162 parlamentari: i renziani alla Camera (fedelissimi e deputati Base riformista, la corrente guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini) sono oltre 60 su 111. Restano fuori dal “giglio magico”, invece, alcuni nomi di peso, tra cui proprio Lotti, Guerini e il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci. Lo stesso Renzi, ha annunciato che “i gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti”. Insomma, “Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi Pd perché saranno “derenzizzati”, ha aggiunto Renzi. Circa il Senato, invece, al momento il gruppo Pd conta 51 parlamentari. E, come detto dallo stesso senatore di Scandicci, quindici hanno abbandonato il gruppo. Oggi è convocata alle 12 l’assemblea dem di Palazzo Madama proprio per fare il punto. Della squadra renziana, Intanto, ne fanno parte i senatori Francesco Bonifazi, Teresa Bellanova, Davide Faraone, Ernesto Magorno, Tommaso Cerno, Eugenio Comincini e Laura Garavini e Renzi, naturalmente.

Sul fronte governativo, a Palazzo Chigi, Renzi può contare del sottosegretario allo Sviluppo economico, Scalfatotto, della ministra delle Politiche agricole, Bellanova, e della ministra delle Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Lo stesso leader di “Italia Viva” ha precisato che la sottosegretaria Anna Ascani rimarrà nel Pd. Arrogante o no, checchesenedica, ora Renzi è l’ago della bilancia. I primi segnali arriveranno dalle Commissioni parlamentari dove molti renziani sono in posizioni chiave. Nella commissione Affari Costituzionali, per esempio, che si occupa della legge elettorale o di conflitto di interessi; o nella commissione Bilancio, dove si lavora alla finanziaria, i parlamentari che hanno scelto di seguire Renzi sono ben piazzati, e possono far pagare caro il loro sostegno al Governo. Ma l’annunciata scissione nel Pd, avrà pesanti ripercussioni non solo in Parlamento, con la formazione di due nuovi gruppi di Camera e Senato ma sarà fortemente sentita anche sul territorio: all’interno dei gruppi dirigenti e soprattutto nelle assemblee locali, comunali e regionali. Da nord a sud si riscriverà, in sostanza, la geografia politica del centrosinistra.

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