Le primarie del fallimento Pd

7 marzo 2016

di Sarina Biraghi*

sarina_biraghi_defIl candidato del flop. Roberto Giachettti vince le primarie del Pd a Roma, ma il Pd perde gli elettori. Sinceramente, senza sdrammatizzare e dicendo la verità, è stato un fallimento. Troppo pochi elettori e con poco entusiasmo giusto per arrivare a quel “circa 50 mila” che certo non fa bene al Pd in generale e a Renzi in particolare. Hanno votato la metà delle primarie del 2013, quando circa 100 mila dem avevano scelto Ignazio Marino. Renzi è quindi riuscito a piazzare il suo “uomo” contro lo sfidante Roberto Morassut, ma in due anni, ha perso la metà della base, specialmente nelle periferie (crollo totale a Ostia). E siccome l’obiettivo del partito era arrivare almeno a 70 mila votanti, ha perso ancora una volta il commissario del Pd Matteo Orfini che tanto ha sfottuto le “comunarie” del Movimento 5 Stelle ma anche le “truppe cammellate di quelli che sono stati arrestati, delle file di rom e quant’altro” dei tempi di Marino mentre oggi “c’è il dato di un partito vero”. Un partito vero non certo un popolo di sinistra (a votare sono stati soprattutto anziani, pochi i giovani, gli stranieri e i sedicenni, questi ultimi appena un migliaio). Un partito vero sopravvissuto a Mafia Capitale, arresti, malaffare diffuso, gestione e cacciata di Marino da parte dello stesso partito che lo aveva voluto. “Un bel segnale di partecipazione e passione” ha detto il vicesegretario Lorenzo Guerini che pare non avvertire la gravità della diserzione dei cittadini di sinistra che invece di correre ai gazebo per scegliere chi dovrà far “resuscitare” la Capitale sono rimasti a casa. È chiaro che i romani di sinistra, sono stanchi di vivere in una metropoli “decadente”, sono disarmati davanti ad un partito corroso dallo scontro interno, sono delusi da candidati poco o niente conosciuti e con poco appeal, ma soprattutto da programmi che poco assicurano il cambiamento e totalmente privi non di un sogno ma di una nuova “visione” capitale. Roberto Giachetti, dopo l’”amichevole”, è pronto a giocare la sua vera partita per vincere le elezioni a Roma ma restano gli outsider. L’ex sindaco Marino, libro a parte, non ha ancora deciso cosa farà. Sinistra italiana deve ancora decidere se far fare un passo indietro a Stefano Fassina per candidare l’ex ministro Massimo Bray che ha disertato le primarie. A Napoli invece, per un pugno di voti ha vinto la renziana Valeria Valente battendo Antonio Bassolino. Una sorta di “parricidio”, ma questa è un’altra storia… *Condirettore de Il Tempo

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