L’Ue insiste: programma comune per l’industria della difesa

L’Ue insiste: programma comune per l’industria della difesa
5 marzo 2024

Due anni fa, in occasione della presentazione della ‘Bussola strategica’ dell’Unione Europea, emergeva un allarme che, purtroppo, si è dimostrato profetico nel tempo: “l’Europa è in pericolo”. Quelle parole, pronunciate allora con una certa preoccupazione, sembrano oggi ancor più valide e attuali. L’Europa si trova di fronte a una minaccia concreta, una minaccia alla pace che non può più essere considerata scontata.

L’aggressione della Russia, che ha portato la guerra alle porte dell’Europa con il conflitto in Ucraina, ha generato un senso di urgenza senza precedenti. È quanto ha ribadito l’Alto Rappresentante per la Politica estera comune dell’UE, Josep Borrell, durante la sua recente dichiarazione a Bruxelles. È chiaro: la pace non è più un dato acquisito e l’Europa deve reagire, mobilitando le sue risorse per rafforzare le capacità industriali della difesa. “Prima della guerra – ha indicato Borrell – la nostra industria della difesa soddisfaceva circa il 40% del fabbisogno dei nostri eserciti ed esportava circa la metà della sua produzione. Pertanto, il nostro settore è competitivo: metà della sua produzione era destinata all’esportazione. Ma dall’inizio della guerra, il nostro bisogno di acquistare all’estero è aumentato”.

La proposta presentata dalla Commissione europea si articola in due iniziative chiave: la nuova “Strategia europea per l’industria della difesa” (Edis) e la proposta legislativa per un Programma europeo per l’industria della difesa (Edip). L’obiettivo è convincere gli Stati membri a investire maggiormente e in modo coordinato in questo settore, superando la frammentazione attuale. La guerra in Ucraina ha cambiato radicalmente il panorama. L’Europa deve tornare a considerare seriamente l’idea di una difesa comune, un concetto che risale alle sue origini con la Comunità europea di Difesa. È un momento di riflessione e azione, di preparazione e coordinamento delle capacità difensive degli Stati membri. 

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“La nostra domanda è frammentata, ovviamente perché abbiamo eserciti nazionali diversi. Siamo divisi in 27 Stati membri, con 27 eserciti diversi”. Nel 2022, ha ricordato ancora Borrell, “gli investimenti nella difesa dei nostri Stati membri ammontavano a 58 miliardi di euro, frammentati in 27 ‘centri di domanda’. Negli Stati Uniti uno solo, il Pentagono, chiedeva al mercato 215 miliardi di dollari, quasi quattro volte di più”. Tuttavia, siamo ancora lontani dall’idea di un esercito europeo. L’approccio proposto si concentra sull’accelerazione della produzione di armamenti e altri dispositivi militari, oltre all’ottimizzazione e standardizzazione delle capacità produttive per massimizzare l’efficacia e gli effetti di scala.

Il piano delineato prevede uno stanziamento dell’UE di 1,5 miliardi di euro, da investire tra il 2025 e il 2027, in un programma congiunto per l’industria europea della difesa. Nonostante sia un passo avanti, è evidente che le esigenze richiedano ulteriori risorse. Al momento, non è ancora opportuno parlare di strumenti di debito comuni, ma piuttosto di una maggiore responsabilità e collaborazione tra gli Stati membri. Sono stati fissati degli obiettivi indicativi per gli Stati membri, invitandoli a procurarsi entro il 2030 almeno il 40% dei loro armamenti e dispositivi militari attraverso acquisti congiunti e almeno il 35% dalle forniture interne dell’UE. È un passo importante verso una maggiore coesione e solidarietà nel settore della difesa.

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La guerra in Ucraina ha dimostrato che la produzione industriale è diventata cruciale. È fondamentale garantire una capacità produttiva continua e adeguata per far fronte alle sfide future. Tuttavia, al momento, ciò che manca non è tanto la capacità produttiva quanto i finanziamenti necessari per mantenerla e potenziarla. È evidente che l’Europa deve fare di più. La frammentazione attuale impedisce di sfruttare appieno le economie di scala e l’efficienza del mercato. La politica industriale della difesa diventa quindi un elemento cruciale per garantire una base solida e competitiva.

Ma ora, ha evidenziato Borrell, questa strategia della Commissione “cerca di far incontrare domanda e offerta, attraverso procedure per investire di più, meglio, insieme e come europei. Dobbiamo superare la frammentazione attraverso la cooperazione”. Questa strategia, ha concluso Borrell “cercherà di incentivare l’acquisizione congiunta di capacità di difesa e progetti di comune interesse europeo”. In sostanza, l’Europa si trova di fronte a una sfida senza precedenti, ma è anche un’opportunità per riaffermare la propria resilienza e solidarietà. È il momento di agire con determinazione e coordinamento per garantire la sicurezza e la difesa del continente.

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