Politica

Russiagate, ex consigliere di Trump ai giudici: ho mentito all’Fbi

Michael Flynn ha mentito all’Fbi: lo ha detto lui stesso al giudice, facendo compiere un passo in avanti dell’indagine sul Russiagate, un passo che porta il procuratore speciale Robert Mueller e il suo team sempre più vicini alla cerchia di collaboratori più stretti del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. A far agitare la Casa Bianca è l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, che si è dichiarato colpevole davanti ai giudici federali, sostenendo di aver mentito all’Fbi sul suo incontro con l’ex ambasciatore russo in Usa, Sergey Kislyak. Flynn ha detto di voler collaborare con le autorità per il bene del Paese. Ma soprattutto – e questo emerge dai documenti della testimonianza di Flynn – l’ex generale ha detto ai giudici di essere stato spinto ad incontrare Kislyak da un membro “di alto livello” del team di transizione di Trump, nel corso di una riunione avvenuta il 26 dicembre a Mar-a-Lago, quartier generale del presidente Usa in Florida. Flynn, prima di ammettere le sue colpe, aveva sostenuto davanti all’Fbi di non aver chiesto a Kislyak di non far salire ulteriormente le tensioni tra Russia e Usa con una replica alle sanzioni che l’amministrazione Obama aveva appena imposto. E ancora l’ex adviser di Trump aveva sostenuto, mentendo, di “non aver chiamato di nuovo l’ambasciatore russo per dirgli che la Russia aveva deciso di moderare la sua risposta alle sanzioni come risultato della sua richiesta”.

Ora tutto questo è stato archiviato e nelle prossime settimane Flynn inizierà a collaborare con Mueller, che vuole andare in profondità e capire quali altri contatti ci siano stati tra la Russia di Putin e il team di Trump. Le carte del tribunale sostengono che le bugie di Flynn hanno avuto un forte impatto sulle indagini “ostacolandole”. Ma la Casa Bianca ostenta, almeno ufficialmente, tranquillità: in una nota i suoi legali scrivono che le dichiarazioni di Flynn non implicano altri colpevoli se non lui. Ma i media americani e alcuni analisti sostengono il contrario. Infatti l’indagine dovrà svelare se Flynn è stato davvero guidato e da chi. Il tema al centro del dibattito sono le sanzioni volute da Barack Obama per la questione dell’Ucraina. E i rumors del momento prospettano questa possibilità: dopo l’elezione, il team di transizione di Trump avrebbe contattato la Russia per rassicurarla sul fatto che, una volta archiviata l’era Obama, il nuovo presidente avrebbe instaurato un nuovo rapporto con Mosca, magari eliminando le sanzioni. Trump in passato aveva definito Flynn una brava persona e aveva detto di non aver fatto pressioni su di lui affinché incontrasse i russi, ma che se gli avesse parlato, avrebbe consigliato di incontrarli. Flynn è stato obbligato a dare le dimissioni 24 giorni dopo aver preso il suo posto di adviser, dopo che era stato reso pubblico che aveva mentito sia all’Fbi che al vicepresidente, Mike Pence. Intanto se Trump sembra mantenere la calma, i mercati non sono della stessa idea. La notizia dell’implicazione di un membro importante del team di transizione del presidente ha fatto crollare Wall Street. il Vix, l’indice della paura, sale del 19% a 13,55, un record che riporta il suo livello ai massimi di agosto.

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