Cronaca

L’improvvisazione, l’arma letale per la politica

È ormai evidente a tutti che non si può più fare politica senza una adeguata preparazione. E basta dare uno sguardo alla classe dirigente italiana per capire come, negli ultimi vent’anni, la mancanza di una adeguata formazione, la non conoscenza delle strutture e delle dinamiche interne dei mass media, hanno condotto spesso al disfacimento della classe politica stessa. Quindi serve una svolta. Oggi risulta essenziale, ad esempio, la conoscenza dei social network dove spesso si riscontrano malesseri della società per i quali la politica ha il dovere di trovare la giusta terapia. Già da un po’ di tempo, nelle più note piattaforme social, ad esempio Twitter, alcuni politici, consapevoli della forza di questo strumento di comunicazione, si sono ben piazzati per arrivare ai cittadini attraverso messaggi diretti che ne scandiscono la loro attività. Messaggi che spesso vengono captati pure dai mezzi d’informazione di massa, rendendo così i social network una vera e propria fonte di notizie. È, pertanto, essenziale conoscerne le dinamiche, saper leggere i dati sociologici che i social network stessi ci forniscono per poter indirizzare al meglio il messaggio politico che si vuole lanciare e centrare in pieno, dunque, l’obiettivo prefissato. Un politico deve essere animato da lungimiranza, modestia, realismo e idealismo allo stesso tempo, senso di responsabilità verso il bene comune. Ma anche onestà morale e intellettuale, conoscenza della macchina amministrativa, capacità di comunicazione, persuasione, mediazione ed interazione con gli altri. E potremmo andare avanti. E per far ciò, non si può fare a meno di una serie e mirata preparazione. È facile capire come la sfiducia nei confronti della classe politica sia anche frutto della non conoscenza di una buona “ars oratoria”. In merito, piace ricordare Ugo Ojetti: “Lo scopo del buon oratore è condurre chi l’ascolta ad applaudire se stesso credendo di applaudire l’oratore”. Insomma, bando all’improvvisazione. Il che vuol dire seminare per poi poter raccogliere i frutti.

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