L’Iran arresta la Nobel per la pace Narges Mohammadi. Violenta retata durante un lutto

Narges Mohammadi

Narges Mohammadi

La premio Nobel per la pace 2023, Narges Mohammadi, è stata nuovamente arrestata con la forza dalle autorità iraniane. L’episodio è avvenuto oggi a Mashhad, nel nord-est del paese, durante una cerimonia commemorativa. Secondo la Fondazione a lei intitolata, l’attivista sarebbe stata prelevata insieme ad altri partecipanti al funerale. Un nuovo, brutale giro di vite del regime degli ayatollah che colpisce la figura simbolo della lotta per i diritti umani e delle donne in Iran. La sorte di Mohammadi, già gravemente malata e agli arresti domiciliari, è al momento ignota.

La cerimonia si stava tenendo per il settimo giorno dalla morte di Khosrow Alikordi, avvocato per i diritti umani. Secondo le prime, frammentarie notizie diffuse via X, gli agenti di sicurezza e della polizia sono intervenuti con violenza, arrestando diversi presenti. Oltre a Mohammadi, fonti non ufficiali segnalano il fermo di altre due attiviste: Sepideh Gholian e Pouran Nazemi. Il regime conferma il silenzio. Nessuna comunicazione ufficiale sull’accaduto, né sulla destinazione dei fermati. Una prassi consolidata che alimenta le preoccupazioni della comunità internazionale e delle organizzazioni per la tutela dei diritti fondamentali.

Il lungo braccio di ferro con il regime degli ayatollah

Narges Mohammadi, 51 anni, è per Teheran un nemico pubblico da decenni. Erede dell’altra premio Nobel Shirin Ebadi, è co-fondatrice del Centro dei Difensori dei Diritti Umani (DHRC), associazione messa fuorilegge nel 2008. La sua vita è un susseguirsi di condanne, incarcerazioni e persecuzioni. Il suo casellario giudiziario, costruito dal regime, parla di 30 anni di carcere e 154 frustate complessive. Reati? Aver denunciato violazioni, difeso prigionieri politici e lottato contro l’obbligo del velo e la discriminazione di genere. Entrata e uscita più volte dal carcere di Evin, a Teheran, la notizia del Nobel l’ha raggiunta proprio tra quelle mura. Il premio fu ritirato a Oslo dai suoi due figli e dal marito, che non vede da anni e che vivono in esilio in Francia.

La resistenza continua anche dal carcere di Evin

Anche in prigione, Mohammadi non ha mai smesso la sua battaglia. Ha continuato a denunciare torture, abusi e le terribili condizioni delle detenute, soprattutto dopo le proteste seguite alla morte di Mahsa Amini nel 2022. Le sue testimonianze sono confluite in un libro, “Più ci rinchiudono, più diventiamo forti”, tradotto in Italia nel 2024. Un grido di resistenza che l’ha resa un simbolo globale. Ad agosto, in un’intervista al settimanale tedesco Der Spiegel, aveva lanciato un nuovo allarme: agenti dei servizi segreti iraniani l’avrebbero minacciata di morte, direttamente e indirettamente. Aveva anche accusato le autorità di aver intensificato la repressione su attivisti, giornalisti e critici dopo il cessate il fuoco di giugno con Israele, trovando nella “stabilità” temporanea un pretesto per soffocare ogni dissenso interno.

La comunità internazionale sotto accusa per il silenzio

L’arresto di oggi non è un episodio isolato. È l’ultimo anello di una catena repressiva che si fa più stretta. Punta a zittire le voci più scomode, quelle che dal dentro raccontano al mondo la natura del regime. La malattia di Mohammadi – ha subito un intervento chirurgico a una gamba – e la sua condizione di arresti domiciliari per gravi motivi di salute rendono il gesto ancora più crudele. Le organizzazioni internazionali, da Amnesty International all’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani, hanno immediatamente chiesto il suo rilascio incondizionato. Ma le parole, finora, non sono state seguite da fatti concreti. L’Occidente osserva, condanna a intermittenza, ma la realpolitik energetica e strategica spesso prevale. Intanto, nella prigione di Evin o in qualche centro di detenzione segreto, Narges Mohammadi paga il prezzo della sua coraggio. E il suo silenzio forzato è un boato che risuona come una condanna per il mondo libero che non fa abbastanza.