Lo sherpa del Cavaliere a Palazzo Chigi

Un’ora di colloquio a Palazzo Chigi. Nello studio del presidente del Consiglio, oltre a Matteo Renzi, ci sono Denis Verdini, plenipotenziario di Forza Italia sulle riforme, e Gianni Letta, l’uomo della mediazione, il discreto mazzarino di Silvio Berlusconi. Un vertice che cade in un contesto politico quanto mai delicato: alla vigilia della campagna elettorale per le europee e con troppe incognite sulla revisione costituzionale. Forza Italia teme che il criterio proposto dal governo sulla nomina dei futuri senatori – eletti da Regioni e sindaci – finisca con il favorire il Partito democratico, che governa la maggioranza degli enti locali all’alba per di più di una serie di tornate elettorali amministrative – Piemonte e Abruzzo a maggio, poi la Calabria, infine le altre Regioni a fine mandato l’anno prossimo. Così come a piazza San Lorenzo in Lucina non sono affatto convinti sui 21 senatori di nomina presidenziale.

C’è poi il tema dell’agibilità politica di Silvio Berlusconi. L’incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il leader di FI non è andato affatto bene: Berlusconi dal Colle non ha ricevuto alcuna garanzia e il “verdetto” del 10 aprile è alle porte. Oltre all’umiliazione di dover andare ai servizi sociali, il pensiero di Berlusconi corre alla campagna elettorale per le elezioni europee che si apre sabato. Sarà la prima volta che Berlusconi non sarà presente in prima persona a manifestazioni ed eventi pubblici. Il suo nome sarà nel simbolo ma non sulle schede elettorali, con l’inevitabile rischio di calo di consensi. E i sondaggi non lasciano presagire nulla di buono. Normale che tanta incertezza finisca con il destabilizzare anche tutto il partito.

Di qui l’urgenza e la necessità di un vertice chiarificatore. In primo luogo per fare il tagliando al patto del Nazareno. La linea di FI è quella di mettere sul piatto la riforma del Senato e il sostegno al Ddl costituzionale proposto da Palazzo Chigi in cambio di una sorta di tutela politica per Berlusconi in vista della decisione del Tribunale di Milano, che il 10 aprile dovrà esprimersi su arresti domiciliari o servizi sociali. Una richiesta esplicita in tal senso già formulata da Berlusconi a Napolitano, col Capo dello Stato che l’avrebbe rispedita al mittente, trattando il leader azzurro con freddezza e formalità. Ma all’ordine del giorno c’è anche un altro tema: le nomine nelle società pubbliche i cui Cda andranno a scadenza a breve. Tra queste Eni, Enel, Terna, Finmeccanica, Ferrovie, Poste, soltanto per citare quelle “pesanti”. Di qui – si spiega in vari ambienti, sia interni a FI sia a Palazzo Chigi – la presenza di Gianni Letta.

Sulle riforme, invece, Verdini conferma a Renzi tutte le perplessità di FI. Non solo sulla riforma del Senato, ma anche sulla decisione di Renzi di subordinare il via libera alla nuova legge elettorale all’approvazione delle riforme costituzionali. Verdini, plenipotenziario di Berlusconi, ha gestito per conto del leader di FI le trattative con il Pd e il governo conducendo in porto l’intesa sull’Italicum. Il rapporto tra Renzi e Verdini, entrambi fiorentini, del resto è datato. I due si conoscono, si apprezzano, si stimano. A Verdini il premier riferisce di aver apprezzato il via libera all’unanimità sulla nomina di Raffaele Cantone all’Anticorruzione e ribadisce che su Senato, Titolo V e Italicum dal Pd non arriveranno colpi bassi. Parola di premier-segretario. Per Renzi l’incontro è andato bene, considera blindato l’accordo sull’iter delle riforme. “Denis Verdini non mi ha detto che Berlusconi è preoccupato, ma spero che Forza Italia resti nell’accordo e sono convinto che voterà la riforma del Senato, del Titolo V e l’abolizione del Cnel”, dice Renzi a Otto e Mezzo e sulla tenuta dell’intesa con FI risponde: “Penso proprio di sì. Per quello che risulta a me, Forza Italia sta dentro l’accordo e rispetta l’accordo”.

Il ministro Maria Elena Boschi però insiste: “C’è l’esigenza che ci viene dal Paese di cambiare”, per questo il governo vuole procedere con passo “spedito” con un’”accelerazione, ma “nessuno vuole dare gli ultimatum”. Tuttavia, ribadisce, “non c’è spazio per un Senato elettivo” e comunque “prima le riforme poi l’Italicum”. Ma per fugare ogni ulteriore dubbio del Cav, nelle ultime ore torna a circolare con insistenza la voce di un faccia a faccia chiarificatore tra il premier e Berlusconi. Incontro smentito però tanto da Palazzo Grazioli che da Palazzo Chigi. (Il Tempo)

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