Lombardia, nessuno vuole più Gallera ma ecco perché resterà

Lombardia, nessuno vuole più Gallera ma ecco perché resterà
L'assessore al Welfare Giulio Gallera
27 maggio 2020

“Salvini ha capito che in questo momento c’è da serrare le fila: se si manda a casa Gallera, a casa ci andiamo tutti e si va al voto. Perché con l’assessore al Welfare cadrebbe anche Fontana, che ha coperto tutti gli errori che gli sono addebitati”. E’ questo il ragionamento che è prevalso nelle ultime, complicate, settimane di gestione dell’emergenza Coronavirus all’interno della coalizione di maggioranza di centrodestra in Regione Lombardia. Un’analisi che avrebbe convinto anche lo stesso segretario della Lega, Matteo Salvini, a rimandare la resa dei conti, magari fino alle elezioni comunali di Milano che si svolgeranno tra un anno, nei confronti dell’assessore di Forza Italia a cui viene rimproverata impreparazione, inadeguatezza e spregiudicatezza.

Tra gli errori che hanno fatto irritare i suoi alleati, forse ancor più che l’ultima gaffe sul contagio che secondo l’assessore si rischierebbe solo incontrando due malati Covid contemporaneamente, l’uscita – in piena emergenza – sulla sua disponibilità a candidarsi a sindaco di Milano e la pervicace rivendicazione della bontà del “modello Lombardia” nella regione che ha registrato il maggior numero di decessi e contagi. La criticata gestione dell’emergenza Covid in Lombardia inquieta il leader leghista, perché ovviamente coinvolge (e preoccupa) anche il suo governatore alla guida della più importante regione d’Italia, Attilio Fontana, anch’egli in difficoltà: una decina di giorni fa, a quanto si apprende, l’ex sindaco di Varese ha convocato una riunione del gruppo dei consiglieri regionali della Lega in cui avrebbe lamentato il “peso” per tutta la situazione e dato sfogo alla sua amarezza per sentirsi insufficientemente sostenuto dai suoi, anche alla luce delle inchieste della magistratura sulla gestione dell’emergenza. Fontana avrebbe anche ventilato l’ipotesi di “chiamarsi fuori”, intento poi rientrato.

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Per scongiurare un calo dei consensi nella sua Lombardia, Salvini da metà aprile ha voluto occuparsi personalmente della questione, imponendo un radicale cambio della comunicazione, che ha giudicato fino a quel momento troppo compassata, poco in stile “leghista”. Un cambio di passo capace di dare un messaggio più ottimista e propositivo. Il primo effetto proprio in quei giorni è stata la sostanziale sparizione dalla comunicazione istituzionale della Regione Lombardia dello stesso Gallera, fino ad allora onnipresente non solo in tv ma anche nella quotidiana diretta Facebook sui dati dei nuovi decessi e contagiati, tanto che in moltissimi per giorni nei commenti si sono chiesti che fine avesse fatto l’assessore al Welfare. Contestualmente, nella triste (e sicuramente poco popolare) conta dei morti, si sono diradate anche le apparizioni dell’assessore leghista al bilancio Davide Caparini e dello stesso Fontana.

Anche se oggi ufficialmente Salvini difende la Giunta lombarda, sottolineando le difficoltà di gestione di una situazione oggettivamente “grave e imprevedibile” e proponendo “un nuovo modello Lombardia” capace di “essere un esempio per le altre regioni”, seguendo l’esempio di Genova dove è stato possibile ricostruire il ponte crollato in tempi brevissimi, il leader leghista avrebbe voluto in realtà un rimpasto di diverse figure chiave della Giunta – a partire dall’assessorato alla Welfare – con esponenti leghisti ritenuti più brillanti, nel timore che mantenendo lo status quo il prezzo in termini elettorali sarebbe stato troppo pesante. Ma una sostituzione in corsa di uno degli esponenti più esposti della Giunta lombarda sarebbe equivalso a una totale sconfessione di tutta la leadership di Palazzo Lombardia. “Tutti hanno capito che dare qualsiasi ossicino all’opposizione vuol dire mettere in discussione tutto il quadro politico regionale – spiega un assessore non leghista della Giunta regionale – Anche perché l’emergenza non è finita, è ancora in corso”. askanews

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