L’Udc si schianta in Sicilia, D’Alia vira a sinistra. Casini, Cuffaro e quel che resta…

L’Udc si schianta in Sicilia, D’Alia vira a sinistra. Casini, Cuffaro e quel che resta…
7 novembre 2016

Ai tempi del berlusconismo era una mina vagante capace di spostare gli equilibri del centrodestra facendo venire il mal di testa al Cavaliere. Sembra passato un secolo dal regno di Casini che si coccolava, per dovere o per piacere, il malconcio Totò Cuffaro, che di lì a poco sarebbe finito a Rebibbia per scontare una condanna definitiva per favoreggiamento alla mafia. L’Udc le ha provate tutte pur di non finire nella soffitta polverosa della politica: ora però appare sempre più in procinto di sparire. Non tanto per l’elettorato comunque sempre più magro, ma per i rapporti ai minimi termini tra i big. Il fondo lo sta toccando in Sicilia, proprio la regione roccaforte dello scudocrociato, fucina di consensi nonostante il grillismo imperante. Lorenzo Cesa sta provando in ogni modo a domare i ribelli ma sta rimediando solo calci in bocca. Quasi l’intera classe dirigente, se non tutta, sta con Gianpiero D’Alia, sospeso dal partito proprio da Cesa e un minuto dopo dimessosi. Segretario ed ex presidente sono ai ferri corti da quando all’ultimo congresso nazionale D’Alia perse la sfida per 4 voti (435 a 431), dovendo rinunciare alla poltrone di ministro per fare spazio a Galletti.

Da allora le strade dei due si sono separate. E di netto. E così come aveva guidato la truppa dei “ribelli” contro il plenipotenziario Cuffaro portando alla scissione – ma è preistoria politica – anche questa volta l’ex ministro si sta giocando le sue carte, avendo dalla sua Casini, col quale perora le ragioni del ‘sì’ al referendum costituzionale. Senza aspettare l’esito della consultazione, che li vede su fronti opposti (Cesa è per il no), nel partito si sta consumando la resa dei conti. Che probabilmente finirà nelle aule di tribunale. Sconfessando il congresso regionale celebrato a luglio che ha eletto gli organismi di partito, Cesa qualche ora dopo ha nominato uno stuolo di commissari in Sicilia, che appaiono però come mine vaganti. Alla prova dei numeri il segretario sembra non avere speranze. Quasi l’intera classe dirigente nell’isola, se non tutta, sta con D’Alia e Casini e non riconosce i commissari. Il partito in questo momento è nel caos, con commissari non riconosciuti a Palermo e con dirigenti, eletti a congresso, non riconosciuti a Roma. Un papocchio. Di più. I nove deputati del gruppo parlamentare all’Assemblea regionale si sono schierati compatti (tranne l’iniziale tentennamento del capogruppo Mimmo Turano poi rientrato) con D’Alia. E come contromossa al commissariamento hanno deciso di cambiare denominazione al gruppo in “Udc-centristi per il sì”. Un altro schiaffo al segretario.

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“E’ un atto illegittimo, li denuncio”, ha tuonato Cesa. Reazione che non sembra preoccupare i siciliani che hanno messo tutto in mano ai propri avvocati. In ballo ci sono il simbolo e le sedi di partito. Intanto le due anime marciano da separate in casa. D’Alia sta lavorando da settimane alla creazione di un nuovo soggetto politico partendo proprio dalla Sicilia, dove l’Udc alle regionali del 2012 ha ottenuto un confortante 10% mentre gli ultimi sondaggi danno il partito a livello nazionale attorno al 2,9%, Ncd compreso. I ‘Centristi per l’Italia’, questo il nome che circola negli ambienti politici, metterebbe insieme Udc, Ncd, Sicilia futura dell’ex ministro Totò Cardinale e vari cespugli minori. L’obiettivo è quello di creare un partito di centro strettamente connesso al Pd all’indomani dell’esito referendario, un’alleanza che possa esprimere candidati per le amministrative di primavera e soprattutto per le regionali dell’autunno prossimo con D’Alia nella rosa dei papabili. Sul fronte opposto Cesa arranca. L’operazione di ricostituire il vecchio centrodestra in Sicilia non decolla, anche se gli ex cuffariani, come Saverio Romano, ci stanno provando assieme a Gianfranco Micciché, pronto a candidarsi alla presidenza della Regione, nonostante la sonora sconfitta rimediata quattro anni fa. Strada in salita, anche perché nel centrodestra è già in campo l’ex missino Nello Musumeci, con il suo movimento ‘Diventeràbellissima’, che nel 2012 perse la sfida con Crocetta proprio per le spaccature nel centrodestra e la scelta di Miccichè di consumare lo strappo.

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