I negoziati per il cessate il fuoco a Gaza sono al collasso. Dopo Israele, anche gli Stati Uniti hanno ritirato la propria delegazione da Doha, accusando Hamas di aver “fatto naufragare” ogni possibilità di accordo con richieste “inaccettabili” e una condotta negoziale “non coordinata”. Intanto, la Francia annuncia il riconoscimento dello Stato di Palestina all’ONU a settembre, mentre l’Europa si prepara a un vertice d’emergenza.
Steve Witkoff, negoziatore USA per il Medio Oriente, ha confermato su X il ritiro della delegazione americana dai colloqui in Qatar. “Hamas ha dimostrato chiaramente di non volere una tregua”, ha scritto, definendo “egoista” la posizione del gruppo palestinese. Israele aveva già richiamato i suoi rappresentanti, dopo che Hamas aveva avanzato una controproposta giudicata “irricevibile”: il rilascio di 2.200 detenuti palestinesi (inclusi 200 condannati per omicidio) in cambio di soli 10 ostaggi, oltre a garanzie scritte sul non riavvio delle ostilità dopo 60 giorni.
Mentre la diplomazia fallisce, Gaza sprofonda in una tragedia umanitaria senza precedenti: 45 morti per fame in quattro giorni, ospedali al collasso e un’intera popolazione sull’orlo della carestia. Le immagini che arrivano dalla Striscia mostrano una crisi che ormai travalica il conflitto armato, trasformandosi in un disastro umanitario di proporzioni bibliche.
Fonti arabe riferiscono di un incontro segreto in Sardegna tra Witkoff, il ministro israeliano Ron Dermer e il premier qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani. Una “diplomazia dello yacht” che non ha scongiurato il fallimento, mentre il ministro ultranazionalista israeliano Amihai Ben-Eliyahu rilancia provocazioni: “Gaza sarà ebraica, stiamo estirpando questo male”. Dichiarazioni che alimentano il fuoco del conflitto, mentre Macron annuncia il riconoscimento francese della Palestina, definendolo “un passo storico verso la pace”.
Gran Bretagna, Francia e Germania si preparano a un vertice d’emergenza per discutere misure urgenti. Il premier britannico Keir Starmer ha definito “indifendibili” le condizioni a Gaza, promettendo azioni concrete per fermare i massacri e garantire aiuti alimentari. Intanto, la mossa francese sul riconoscimento della Palestina aggiunge un nuovo elemento di complessità allo scenario diplomatico.
Con Hamas e Israele inchiodati a posizioni inconciliabili e la comunità internazionale divisa, il rischio è che la Striscia affondi in una spirale senza fine. E se le parole dei negoziatori lasciano spazio a un flebile ottimismo (“i colloqui non sono falliti”, dice una fonte israeliana), i fatti gridano il contrario. Gaza brucia, e il mondo guarda.