M5S, Conte avanti piano: prima un’assemblea poi il voto a luglio

Sarà una assemblea digitale (on line) degli iscritti la sede nella quale Giuseppe Conte presenterà il suo progetto per rifondare il Movimento 5 stelle. È questo l’orientamento assunto negli ultimi giorni dall’ex presidente del Consiglio e dai maggiorenti del Movimento che stanno collaborando con lui per aprire la “nuova fase” del Movimento. La data non è ancora stata fissata (“nel prossimo fine settimana o all’inizio della settimana successiva”, dicono fonti vicine ai vertici del Movimento); questo forse anche a causa della complessità delle operazioni di “versamento” dei dati degli iscritti alle banche dati delle diverse aziende che sostituiranno la piattaforma Rousseau, finora unica sede della “democrazia digitale” stellata.

Del resto è proprio il presidente dell’Associazione Rousseau, fresco di “divorzio” dal Movimento, a confermarlo in una intervista su SkyTg24: “Il processo è stato avviato, penso che nelle prossime settimane riusciremo a completare questo passaggio”. Niente manifestazione di piazza, dunque, ma una formale convocazione dei soggetti che hanno diritto a decidere del futuro del Movimento. “Il preavviso di convocazione – recita lo statuto vigente – è di almeno 15 giorni per le votazioni aventi ad oggetto la modifica dello statuto”. Per votare le nuove regole che consentiranno a Conte di assumere formalmente la leadership del M5S, quindi, dovranno passare, dopo l’evento, altre due settimane. L’annunciata scadenza di fine giugno slitta.

Conte tuttavia cerca di assumere in pieno le vesti del leader. Dopo l’incidente dell’incontro poi smentito con l’ambasciatore cinese a Roma, ha annunciato un appuntamento a Napoli per lanciare la candidatura a sindaco dell’ex ministro Gaetano Manfredi, frutto dell’unico accordo di rilievo andato in porto finora col Pd. Domenica ha in programma una intervista su Rai3 con Lucia Annunziata, dopo il duro scontro con la giornalista sulle passate consulenze dell’ex premier nella sua veste di avvocato. Quanto al posizionamento politico del M5S a guida Conte, il leader in pectore ha speso sempre parole rispettose per espulsi e fuoriusciti dopo la rottura sulla fiducia al governo Draghi, e ha manifestato l’intenzione di tenere aperto un canale di dialogo con il più popolare fra loro, Alessandro Di Battista. “Sulla giustizia Conte cercherà una mediazione con Draghi, è il tema più caldo di questo periodo”, racconta un deputato stellato a stretto contatto coi vertici. Ma nessuna rottura e nessuna linea oltranzista: “A voler uscire dalla maggioranza e dal governo sono pochi parlamentari”, garantisce una fonte vicina agli ambienti M5S di governo.

Il lavoro di Conte però deve superare ancora molte resistenze, anche sul nuovo assetto finanziario: c’è un gruppo di parlamentari “che sta alla finestra”, dicono dalla stanza dei bottoni del Movimento. Sono una sessantina, fra Camera e Senato, i parlamentari che ancora non hanno aderito alle nuove regole che impongono i versamenti al conto di tesoreria del movimento invece che a Rousseau. Ma il nodo vero è il destino degli eletti, col braccio di ferro fra i parlamentari al primo mandato che vogliono il rispetto della vecchia regola del limite dei due mandati elettivi e quelli che due mandati li hanno già alle spalle che si chiedono cosa sarà di loro dopo più di due lustri di vita dedicata al M5S. Un tema che Conte ha bisogno di allontanare il più possibile nel tempo: l’ultimo sondaggio Ipsos pubblicato dalla Stampa attribuisce al M5S una percentuale inferiore al 15. Una nuova scissione, per motivi non troppo legati agli ideali del Movimento, potrebbe non giovare alla sua impresa.

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