Mafia, Cosentino condannato a 9 anni di carcere. Pm: “La sentenza dà merito alla Dda”

Mafia, Cosentino condannato a 9 anni di carcere. Pm: “La sentenza dà merito alla Dda”
17 novembre 2016

Nicola Cosentino e’ stato condannato a nove anni di reclusione dopo circa 5 ore di camera di consiglio. La prima sezione penale del collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, infatti, ha condannato l’ex sottosegretario del Pdl per concorso esterno in associazione mafiosa, escludendo l’ipotesi di riciclaggio per il presunto cambio di assegni, comminando anche una interdizione dai pubblici uffici per il periodo della condanna e una restrizione alla liberta’ vigilata di due anni da scontare dopo la pena. Il presidente del collegio Gianpaolo Guglielmo con i giudici a latere Rosaria Dello Stritto e Pasquale D’Angelo ha letto il dispositivo alle 18. In aula al momento del verdetto non era presente l’ex sottosegretario e nemmeno i due figli che hanno preferito andare via per la troppa tensione accumulata. Le condotte contestate a Cosentino da parte del collegio C arrivano fino all’8 dicembre del 2005. Per la procura, invece, le condotte di reato sarebbero andate avanti fino a poco tempo fa. Il tribunale dunque ha addebitato all’ex deputato l’accusa piu’ grave, ovvero essere stato il referente politico del clan dei Casalesi.

Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Il pm Alessandro Milita: “La sentenza da’ grande merito al lavoro svolto da tutti i colleghi della Dda di Napoli, quelli in servizio e quelli non”.  Facce incredule, invece, per gli avvocati di Cosentino, Stefano Montone e Agostino De Caro. I due difensori che si sono dati un abbraccio di conforto poco prima della lettura del dispositivo, non hanno voluto rilasciare particolari dichiarazioni ai giornalisti presenti in aula, limitandosi a dire: “Leggeremo la sentenza e valuteremo. Un fatto e’ certo: questa condanna non ci convince perche’ per noi Nicola Cosentino non ha commesso il reato di concorso esterno. Quando si portano in aula 200 testi per valutare un fatto non si giudica piu’ il fatto, ma il fenomeno”.

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La condanna per Cosentino arriva dopo cinque anni di processo e 140 udienze. Il dibattimento, concluso oggi con una pena a 9 anni di reclusione, e’ noto come ‘Eco4′, dal nome del consorzio per lo smaltimento rifiuti nel quale si concretizza, per la magistratura, il patto tra l’uomo politico e il clan dei Casalesi, ed e’ la piu’ grave tra le vicende giudiziarie che hanno coinvolto in questi anni l’ex politico di Forza Italia, ovvero il concorso esterno in associazione mafiosa. L’ordinanza con richiesta di arresto per Cosentino, allora parlamentare, e’ stata firmata il 7 novembre 2009 dall’allora gip di Napoli Raffaele Piccirillo. Richiesta piu’ volte respinta dalla Camera fino al 15 marzo 2013, quando Cosentino, dopo essersi dimesso da coordinatore campano del Pdl, si costituisce presso il carcere di Secondigliano a Napoli. Dopo due anni di carcere preventivo, all’ex deputato vengono concessi i domiciliari a Venafro il 2 giugno scorso. Per i pm partenopei che l’hanno inquisito, Cosentino sarebbe stato sin dal 1980 il referente politico-istituzionale dei Casalesi, dai quali avrebbe ricevuto sostegno elettorale e capacita’ di intimidazione e ai quali avrebbe offerto la possibilita’ di partecipare ai proventi delle assunzioni e degli appalti del ciclo dei rifiuti.

Il processo ‘Eco4’ ruota intorno alle vicende degli sversamenti illeciti e della costruzione dell’inceneritore di Santa Maria la Fossa, che Cosentino avrebbe finto di osteggiare per favorire invece un altro progetto, nonche’ sul suo controllo assoluto delle assunzioni e degli incarichi all’interno di Eco4, la societa’ dei rifiuti del casertano con a capo Sergio e Michele Orsi, imprenditori vicini al clan dei Casalesi, nonche’ societa’ operativa del Consorzio Ce4, con a capo Giuseppe Valente, diventato poi nel corso del dibattimento uno dei principali testi della procura. A dare il via all’inchiesta giudiziaria fu il ‘ministro dei rifiuti’ del boss Francesco Bidognetti, l’imprenditore Gaetano Vassallo, diventato collaboratore di giustizia. Lunga la lista di testi chiamati a deporre in aula in questi anni, dall’ex governatore Antonio Bassolino, al suo ex braccio destro Massimo Paolucci, l’ex parlamentare Lorenzo Diana, l’ex ministro Altero Matteoli. Tanti anche i pentiti di camorra, tra i quali, oltre a Vassallo, Luigi Guida, detto ‘o drink, uno degli uomini piu’ influenti del clan Bidognetti, Anna Carrino, Franco Di Bona e gli stessi protagonisti della vicenda, Valente e Sergio Orsi. A mettere un primo punto giudiziario, la prima sezione C del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

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