Mafia e coronavirus, ai domiciliari carceriere piccolo Di Matteo

Mafia e coronavirus, ai domiciliari carceriere piccolo Di Matteo
Giuseppe Di Matteo
6 maggio 2020

Non accenna a placarsi la polemica scoppiata attorno alla scarcerazione, per ragioni di salute e rischio contagio da Coronavirus, di oltre 370 boss mafiosi eccellenti, alcuni dei quali persino detenuti, fino a pochi giorni fa, in regime di 41-bis, il carcere duro. Nell’elenco inviato dal Dap alla Commissione parlamentare Antimafia figurano, tra gli altri, anche Antonino Sacco, uomo dei fratelli Graviano, reggente del mandamento palermitano di Brancaccio; e Cataldo Franco, condannato per il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, rapito e sciolto nell’acido nel 1996 dopo oltre due anni di prigionia. Franco, che stava scontando l’ergastolo nel carcere milanese di Opera, oggi ha 85 anni ed è rientrato nella sua abitazione di Geraci Siculo, in provincia di Palermo. Anche in questo caso, determinante è stato il pericolo che l’anziano boss, già malato, potesse contrarre il covid-19 dietro alle sbarre.

Sempre per quanto riguarda esponenti della criminalità organizzata siciliana, i domiciliari sono stari concessi anche Gino Bontempo, boss 62enne protagonista della cosiddetta “mafia dei pascoli” della zona dei Nebrodi, specializzata in truffe milionarie all’Unione Europea. E soprattutto Francesco Bonura, luogotenente di Bernardo Provenzano, detenuto al 41bis, che ad aprile aveva visto aprirsi le porte del carcere per far rientro a casa. Bozz 78enne, Bonura era stato tra gli imputati del primo maxi processo a Cosa nostra, definito “valoroso” dal pentito Tommaso Buscetta. Ma altri nomi eccellenti, che potrebbero ringraziare il coronavirus per un inaspettato ritorno a casa sono Rosalia Di Trapani, moglie e confidente del boss mafioso Salvatore Lo Piccolo; e Vito D’Angelo, vicino alla primula rossa Matteo Messina Denaro.

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