Politica

Mancano i risultati, il Senato Usa si taglia le ferie. E in Italia?

Una punizione, o semplicemente un’ammissione di colpa; forse, la volontà di non tornare a casa senza aver mantenuto almeno qualche promessa. L’incapacità di ottenere dei risultati ha costretto i senatori repubblicani a sacrificare una parte delle ferie, a cui è sempre stato dedicato il mese di agosto: ieri, il leader della maggioranza in Senato, Mitch McConnell, ha annunciato che due settimane di vacanza saranno invece dedicate al lavoro. I repubblicani controllano la Casa Bianca, la Camera e il Senato. Eppure, sarebbero tornati a casa, negli Stati che li hanno eletti, senza risultati, come dimostrato dallo stallo sulla riforma sanitaria. “È ora di portare dei risultati agli americani” ha detto un gruppo di dieci senatori repubblicani, che ha fatto pressioni su McConnell affinché annunciasse il rinvio della chiusura estiva. “In modo da fornire più tempo per completare le azioni su importanti temi legislativi e confermare le nomine che restano bloccate per la mancanza di collaborazione dei nostri amici dell’altra parte dell’Aula, il Senato rinvierà l’inizio della sospensione di agosto fino alla terza settimana” ha detto McConnell, leggendo una dichiarazione ai giornalisti. È la prima volta dal 1994 che il Senato ritarda l’inizio delle ferie, che durano solitamente cinque settimane. Tra i più severi con il proprio gruppo, il senatore Charles Grassley, repubblicano dell’Iowa, che su Twitter, nel weekend, ha scritto che i 52 senatori del Grand Old Party dovrebbero “vergognarsi per non aver finora approvato la riforma sanitaria”. Anche il presidente Donald Trump era intervenuto su Twitter: “Non posso immaginare che il Congresso osi lasciare Washington senza una bella riforma sanitaria pienamente approvata e pronta”. Insomma, i repubblicani non se la sono sentita di andare in vacanza per un mese, ma al tempo stesso hanno voluto punire (anche) i democratici, accusati di aver bloccato i lavori dell’Aula.

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