(foto x.com/ManCity)
L’Etihad Stadium si trasforma in un tribunale spietato per il Napoli di Antonio Conte. Bastano venti minuti di follia per condannare i partenopei: l’espulsione di capitan Di Lorenzo spalanca le porte del paradiso al Manchester City, che non perdona e punisce con la freddezza chirurgica di Erling Haaland e la classe cristallina di Doku. Finisce 2-0, ma il risultato racconta solo una parte della storia di una serata che lascia l’amaro in bocca agli azzurri.
La prima giornata di Champions League si trasforma rapidamente in un calvario per la squadra di Conte, costretta a giocare in inferiorità numerica per oltre settanta minuti dopo l’intervento scomposto del capitano sul gigante norvegese. Un episodio che cambia definitivamente l’inerzia di una partita fino a quel momento equilibrata, consegnando ai Citizens le chiavi del match su un piatto d’argento.
Il copione si scrive tutto nei primi venti minuti: il Napoli tiene botta, prova a costruire qualche trama offensiva con De Bruyne e Spinazzola, ma al 20′ arriva la doccia gelata. Di Lorenzo, in scivolata su Haaland lanciato verso la porta, commette un fallo che inizialmente sfugge all’arbitro ma non al VAR. Il replay è impietoso: rosso diretto e partenopei in dieci uomini quando la partita stava ancora prendendo forma.
Da quel momento l’Etihad diventa una bolgia azzurra nel senso più drammatico del termine. Guardiola fiuta il sangue e scatena i suoi mastini: Foden inizia a danzare tra le linee, Rodri orchestra dal centro, Doku semina il panico sulla fascia. Il Napoli si trasforma in una fortezza assediata, con Milinkovic-Savic chiamato agli straordinari già nel primo tempo.
Il portiere serbo tiene a galla i suoi con una doppia parata prodigiosa su O’Reilly e Bernardo Silva al 40′, mentre Politano compie il miracolo sulla linea deviando un tiro a botta sicura di Reijnders. Sono i segnali premonitori di ciò che accadrà nella ripresa, quando la diga azzurra cederà definitivamente sotto la pressione inarrestabile dei Citizens. L’intervallo offre solo un’illusione di tregua.
Al rientro in campo, il City alza ulteriormente il ritmo e trova il varco giusto al 57′: Rodri imbuca per Foden con la precisione di un orologiaio svizzero, l’inglese serve Haaland che non sbaglia mai in queste occasioni. Il colpo di testa del norvegese è una sentenza di morte per le speranze napoletane, un sigillo freddo e implacabile che premia la superiorità numerica e tecnica dei padroni di casa.
Conte prova a cambiare le carte in tavola inserendo Juan Jesus e Olivera, ma la partita ormai ha preso una piega irreversibile. Il Napoli arranca, fatica a uscire dalla propria metà campo e può solo sperare che il risultato non diventi più pesante. Speranza che si infrange al 65′ sulla classe purissima di Doku: il belga riceve palla sulla fascia, si accentra con una serpentina che manda al bar Beukema e Lobotka, e infila il pallone sotto le gambe di Milinkovic-Savic con una freddezza che fa male agli occhi azzurri.
Il 2-0 è la pietra tombale su una serata che il Napoli vorrebbe dimenticare in fretta. Gli ultimi venti minuti scorrono via tra proteste sterili e ritmi blandi, con i Citizens che amministrano il vantaggio senza particolare affanno. Per Conte è la prima sconfitta europea della stagione, un ko che brucia ma che può insegnare molto in vista del prosieguo del cammino in Champions League.
Le statistiche sono impietose: il Napoli non ha mai vinto in trasferta contro un club inglese nelle competizioni europee, e questa sera conferma un tabù che sembra maledetto. Dodici gare giocate, zero vittorie, con la collezione che si arricchisce di un’altra sconfitta dolorosa. I precedenti con il City non lasciavano presagire nulla di buono: nelle quattro sfide di Champions, i Citizens avevano già dimostrato la loro superiorità vincendo gli ultimi due confronti nella stagione 2017-18.
Ma è l’episodio dell’espulsione di Di Lorenzo a cambiare tutto: in un calcio moderno dove gli equilibri si spezzano per dettagli minimi, giocare in dieci per settanta minuti contro una squadra del calibro del Manchester City significa consegnarsi al patibolo. Il capitano azzurro paga caro un intervento forse generoso ma sicuramente ingenuo, in un momento della partita dove la prudenza doveva essere la parola d’ordine.
Guardiola può sorridere: la sua macchina perfetta ha funzionato a dovere, sfruttando la superiorità numerica con la cinismo tipico delle grandi squadre. Haaland continua a essere una sentenza di morte per le difese avversarie, mentre Doku conferma di essere uno dei talenti più cristallini del panorama europeo. Per il Napoli resta l’amaro di una partita giocata prevalentemente in trincea, con la consapevolezza che in Champions League certi errori si pagano a caro prezzo.
La strada verso la qualificazione resta lunga e tortuosa, ma questa sconfitta può trasformarsi in una lezione preziosa per il futuro. L’Etihad Stadium ha ricordato al Napoli che in Champions League non esistono sconti: ogni errore viene punito, ogni ingenuità pagata a caro prezzo. Conte dovrà lavorare sui dettagli e sulla gestione dei momenti cruciali, perché in Europa la differenza la fanno proprio quelli.