Politica

Mattarella auspica in tanti votino a Europee: ma dopo servono riforme

Il voto dell’8 e 9 giugno sarà “un grande esercizio di democrazia” ed è importante che siano in tanti a votare perché quel voto è il modo in cui 400 milioni di cittadini europei partecipano al futuro del continente, dopo però toccherà alle istituzioni di Bruxelles darsi da fare perché l’Europa sappia prendere decisioni “coraggiose e incisive”, perché “i problemi non aspettano”. Sergio Mattarella, da Brdo, vicino Lubiana, partecipando alle celebrazioni per l’adesione della Slovenia all’Ue rinnova il suo appello alla partecipazione in vista delle elezioni europee incalzando anche chi avrà la responsabilità di guidarla nei prossimi anni ad affrontare i nodi irrisolti e i problemi che in questo momento vedono l’Europa spesso “spettatrice di decisioni prese altrove e di cui subisce le conseguenze”.

Il capo dello Stato non è nuovo a questi richiami, anche severi, affinché l’Unione europea sia protagonista sullo scenario internazionale, tanto più in un momento così difficile che la vede coinvolta direttamente, tra la guerra in Ucraina e la crisi in Medioriente. “La condizione di alcuni paesi al confine con la terribile guerra provocata dall’aggressione russa all’Ucraina, sarebbe ben diversa se non fossero saldamente parte dell’Ue – sottolinea -. Qui si coglie il valore delle scelte fatte a tempo debito, fatte tempestivamente, perché la storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute e poi sono i popoli a pagarlo, in seguito, a caro prezzo”, avverte il Presidente della Repubblica.

Mattarella ricorda la lungimiranza del progetto di costruzione e poi di allargamento dell’Unione, nata come “comunità di valori” e non solo come alleanza economica, per la difesa dei principi di “pace e libertà, dello stato di diritto”. Un progetto che va rilanciato oggi con “urgenza, se si vuole contribuire al consolidamento della pace: il completamento del progetto europeo è oggi più che mai imprescindibile, innanzitutto per i paesi balcani occidentali che attendono da vent’anni, non è possibile indugiare ulteriormente, oltre che per Ucraina, Moldova, Georgia”. Il capo dello Stato entra nello specifico di quelle che a suo avviso sono le riforme essenziali per l’Europa, quelle “di carattere economico da fare per aumentare la capacità competitiva dell’Unione, per essere presenti in settori strategici.

Vi sono poi riforme di carattere istituzionale: la prima è riformare le modalità del processo decisionale dell’Unione, perché i problemi si presentano velocemente e richiedono risposte tempestive. La Ue non è in questa condizione, non è in condizione di assumere risposte tempestive perché i problemi non aspettano”, avverte. Poi c’è da compiere la riforma “della difesa comune dell’Unione che è indispensabile e non più rinviabile. Questa riforma non è un’alternativa alla Nato ma il rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza”. Infine è necessaria una riforma “del sistema finanziario dell’Unione che va completato: oggi è monco e non può reggere a lungo e se crolla può travolgere anche gli altri sistemi”.

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