Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di chiusura di “Palermo capitale italiana del volontariato 2025” (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha scelto Palermo e il Teatro Massimo per rilanciare il valore civile del volontariato: ieri ha partecipato al passaggio di testimone della Capitale del Volontariato 2025 verso Modena 2026. Ha definito i volontari “patrioti” e il volontariato “palestra di democrazia”, richiamando i principi della Costituzione e l’urgenza di contrastare indifferenza e paure che minacciano la convivenza. Parole rivolte ai cittadini, alle associazioni e agli scettici: la gratuità è motore del bene comune.
Nella sala gremita, Mattarella ha sottolineato che il volontariato non è solo pronto soccorso nelle emergenze, ma presenza quotidiana che dà senso alla vita sociale. Ha citato Sergio Paronetto e il Codice di Camaldoli per ricordare che la costruzione del bene comune richiede azione e responsabilità personale. Il presidente ha avvertito sui rischi dell’individualismo e sulle “tossine” che avvelenano il dibattito pubblico, indicando nella solidarietà la risposta più efficace.
Il discorso ha toccato toni severi quando Mattarella ha denunciato “paure suscitate da tossine messe in circolo ingannevolmente”, indifferenze che non condannano sopraffazione e illegalità, e un allontanamento dalle ragioni della convivenza civile. In questo quadro il volontariato diventa “antidoto prodigioso”: non cura solo le emergenze, ma costruisce legami, previene fratture sociali e riduce le diseconomie generate dal disinteresse verso gli altri.
Di fronte a una giovane volontaria palermitana che ha detto “si dona uno e si riceve mille”, il Capo dello Stato ha ribadito che la giustizia, premessa della pace, si realizza “iniziando dal basso, da quel che è vicino”. È un richiamo alla comunità come primo presidio di coesione: scuole, parrocchie, associazioni e reti locali sono il terreno dove si pratica la Costituzione, non solo la si enuncia.
Mattarella ha rivolto parole anche agli scettici: chi ritiene la gratuità “termine caduto in disuso” o “illusione per anime belle” sbaglia. La gratuità, ha detto, è “volano concreto di costruzione del bene comune”. Non è retorica: è pratica che produce valore morale e sociale, capace di tenere insieme una società esposta a tensioni interne e a sfide internazionali, dall’Ucraina alle crisi economiche.
Il richiamo al passato, con la citazione di Paronetto, serve a ricordare che la responsabilità civile non è invenzione recente ma radice storica della nostra democrazia. La Costituzione presuppone cittadini attivi, non spettatori. Il volontariato è la forma moderna di quell’impegno: agisce, cura, educa e, soprattutto, testimonia che la solidarietà è possibile e necessaria.
Il passaggio di testimone tra Palermo e Modena assume così valore simbolico e pratico: non è solo una cerimonia, ma un invito a moltiplicare esperienze di prossimità. Le associazioni locali devono essere sostenute e valorizzate perché sono la prima barriera contro esclusione e desertificazione sociale. Senza reti di solidarietà, ha ammonito il presidente, cresce la frattura e si indebolisce la democrazia.
Il messaggio è chiaro: la politica non può delegare tutto al volontariato, ma deve riconoscerne il ruolo e creare condizioni perché fiorisca. Investire in formazione, semplificare le regole e sostenere le organizzazioni significa rafforzare la coesione sociale e la capacità del Paese di affrontare crisi e trasformazioni.
In chiusura Mattarella ha lanciato un appello alla responsabilità collettiva: essere cittadini significa contribuire al bene comune con gesti concreti, gratuiti e ripetuti. Il volontariato non è alternativa allo Stato, ma complemento necessario: costruisce fiducia, cura relazioni e rende possibile la giustizia sociale. In tempi segnati dalla paura, ha concluso, la solidarietà resta la più solida difesa della democrazia.