APERTURA

Mattarella: non ci si difende con muri, serve unità. E la Lega lo attacca

“Improbabili trincee” non servono a nulla, ne’ contro i migranti, ne’ contro le novita’ del mondo d’oggi, positive o negative che siano. I muri, verso l’esterno o al nostro interno non ci proteggeranno mai da nulla, servono invece politiche lungimiranti e unita’. Sergio Mattarella riaccende i motori della politica dopo la pausa di Ferragosto. Ieri con la lectio degasperiana, oggi aprendo il Meeting di Rimini, il Capo dello Stato cerca di tracciare la rotta per la ripresa d’autunno, chiedendo alla politica, e non solo, uno sforzo di pazienza, energia, slancio unitario. Valori da trasferire anche in Europa, che solo unita potra’ fronteggiare il fenomeno delle migrazioni. “Ci si illude” se si pensa di evitare l’aumento dei migranti “con un ‘vietato l’ingresso’ e non governando il fenomeno con serieta’ e senso di responsabilita’”, unendo umanita’ nell’accoglienza ma anche “sicurezza di rispetto delle leggi da parte di chi arriva”. Parole che non piacciono al leader della Lega Matteo Salvini, che accusa addirittura il Capo dello Stato di essere “complice di scafisti, sfruttatori e schiavisti”. E che fanno piovere una pioggia di critiche da Pd e maggioranza di governo sul leader del Carroccio. E anche i distinguo di Roberto Maroni.

Ma nel discorso del Capo dello Stato c’e’ anche altro, a cominciare dal clima, che e’ sostanza, in cui la politica deve affrontare i suoi cimenti. E’ vero che le diverse ricette dividono gli schieramenti, come 70 anni fa divisero il Paese tra monarchia e Repubblica. Ma allora, come deve succedere ora, “la divisione degli orientamenti e’ stata tradotta in una straordinaria forza unitaria”. Oltre al referendum costituzionale, il Paese deve affrontare ancora momenti impegnativi, le faglie che dividono l’Italia sono antiche e ad esse si sono sommate le conseguenze della crisi economica: serve dunque “lavorare con impegno per ricomporre le ferite e rendere l’Italia piu’ robusta”. Se dunque e’ vero che “le democrazie hanno sempre bisogno di essere aperte allo spirito del tempo, di accogliere nelle loro istituzioni le innovazioni e le forze vive”, e’ anche vero che tutto si puo’ affrontare senza dividersi. Perche’ “allargare le divisioni ci rende piu’ deboli”. E invece ancora una volta il Paese deve sapersi far trovare unito davanti alle nuove sfide, che siano i migranti o l’integrazione europea, che sia il terrorismo o la ripresa dell’economia. L’Italia deve saper passare, di nuovo, dalla dimensione dell”io’ a quella del ‘noi’, che e’ base della democrazia. Anche perche’ il rischio da non correre assolutamente e’ comprimere “le potenzialita’ dei giovani”, che invece vogliono “diventare protagonisti della propria storia” e che sono il vero futuro del Paese: la spinta della loro vitalita’ “vale piu’ di qualunque indice economico o di borsa”.

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