Politica

Mattarella preoccupato, Siria imprime accelerazione. Ascoltate le prime delegazioni al Quirinale

La crisi siriana irrompe nel secondo giro di consultazioni e imprime una accelerazione ai tempi per la formazione del nuovo governo. Se in un primo tempo si era ipotizzato di procedere con molta calma, per dare tempo ai partiti di metabolizzare il passaggio dai toni della campagna elettorale a quelli della responsabilita’ del governo, i venti di guerra che spirano nel Mediterraneo e investono Usa e Nato da una parte e Russia dall’altra, rendono necessario avere un esecutivo nel pieno dei poteri in tempi celeri. E’ la preoccupazione espressa da tutti gli esponenti politici sfilati al Quirinale nel primo giorno del secondo giro di consultazioni. Una preoccupazione avvertita, ovviamente, anche Sergio Mattarella, riferiscono i consultati, senza pero’ scendere nei particolari. “Credo che non ci voglia molta fantasia per immaginare che il Presidente sia preoccupato per l’escalation militare, e per le reazioni delle forze politiche in Italia”, e’ cosi’ che la capogruppo delle Autonomie del Senato, Juliane Unterberger, appalesa il tema al termine del suo turno di consultazioni. Anche per questo il Capo dello Stato ha fatto capire a chi gli ha parlato in questi giorni che venerdi’, se non ci saranno novita’ al termine delle consultazioni, spronera’ i partiti alla responsabilita’ e dara’ loro ancora pochi giorni. Poi, in mancanza di loro passi avanti autonomi, assumera’ una decisione concreta (preincarico o mandato esplorativo) per far nascere il governo in poche settimane.

Le dichiarazioni delle delegazioni

Dunque, la crisi siriana irrompe come convitato di pietra, almeno nelle frasi che le delegazioni affidano ai giornalisti, nelle dichiarazioni di rito ma anche nelle risposte alle domande. Dunque, ecco Manfred Schullian, vicepresidente del Misto alla Camera e coordinatore della componente Minoranze linguistiche, osservare che “concordiamo sul fatto che la situazione nazionale e internazionale richiede la formazione di un governo perche’ l’Italia partecipi attivamente alle questioni da risolvere”. Ecco Albert Laniece, vicepresidente delle Autonomie al Senato, e rappresentante Uv, auspicare che “il Paese abbia un governo con piene funzioni per rapportarsi con i Paesi coinvolti”. Ecco, ancora, Emma Bonino ricordare con nettezza che “l’Italia deve rimanere nel quadro delle alleanze euroatlantiche e, in quella sede, partecipare senza ondeggiamenti pericolosi a discussioni sul se, come e quando intervenire, magari utilizzando gli strumenti del diritto internazionale”. Cosi’ come Riccardo Nencini dire che “la crisi siriana deve essere affrontata da un governo in carica”. Pietro Grasso salta i preamboli e afferma in premessa che “la situazione internazionale e nazionale non ci consente di valutare, in questo momento, l’utilizzo di missili o bombe”. C’e’ uno scenario internazionale, avverte l’ex presidente del Senato, che “rende necessaria un’accelerazione per la soluzione della crisi”. Alle 16.30 si riprende, con – nell’ordine – Pd, centrodestra e M5s.

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