Striscia di Gaza, diplomazia al lavoro ma la tregua è lontana. L’equilibrismo di Biden

Striscia di Gaza, diplomazia al lavoro ma la tregua è lontana. L’equilibrismo di Biden
Joe Biden e Benjmanin Netanyahu
17 maggio 2021

La diplomazia internazionale si muove per tentare di fermare la guerra a Gaza e in Israele, che ha già provocato 220 morti e oltre 1.350 feriti e potrebbe generare una grave crisi umanitaria. Ma i tentativi compiuti fino a questo momento non hanno ancora prodotto risultati tangibili e il primo ministro israeliano Benjmanin Netanyahu ha ribadito che le operazioni militari dello Stato ebraico contro i movimenti islamisti nella Striscia di Gaza proseguiranno anche nelle prossime ore. Tra i più attivi nel tentativo di mediazione, l’Egitto del generale Al Sisi, la Giordania di Abdallah e la Germania di Angela Merkel. Accorato anche l’appello di ieri di Papa Francesco, dopo il Regina coeli. Il pontefice ha ricevuto una telefonata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo il quale ‘l’umanità intera dovrebbe unirsi contro l’occupante Israele che non esita ad attaccare i santuari’. E intanto nell’Unione europea, l’Alto rappresentante Josep Borrell ha convocato per domani un Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri in videoconferenza “in considerazione dell’escalation in corso tra Israele e Palestina e del numero inaccettabile di vittime civili”.

D’altra parte non tutte le cancellerie che in queste ore sono impegnate per la fine del conflitto stanno remando nella stessa direzione. Nella sua telefonata al Santo Padre, Erdogan si è soffermato sugli ‘attacchi di Israele ai territori palestinesi’, che – ha spiegato – non colpiscono solo i palestinesi ma tutti i musulmani, i cristiani, l’umanità’. ‘Seguo con grandissima preoccupazione quello che sta avvenendo in Terra Santa’, ha detto da parte sua il pontefice. ‘In questi giorni, violenti scontri armati tra la Striscia di Gaza e Israele hanno preso il sopravvento, e rischiano di degenerare in una spirale di morte e distruzione. Numerose persone sono rimaste ferite, e tanti innocenti sono morti. Tra di loro ci sono anche i bambini, e questo è terribile e inaccettabile. La loro morte è segno che non si vuole costruire il futuro, ma lo si vuole distruggere’, ha commentato ancora Bergoglio. ‘Inoltre, il crescendo di odio e di violenza che sta coinvolgendo varie città in Israele è una ferita grave alla fraternità e alla convivenza pacifica tra i cittadini, che sarà difficile da rimarginare se non ci si apre subito al dialogo’, ha aggiunto.

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Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, tra i più impegnati e ascoltati (almeno sul fronte palestinese), ha auspicato di arrivare presto a un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. ‘L’Egitto sta facendo di tutto per raggiungere un cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi, e c’è ancora la speranza che un’azione collettiva possa mettere fine al conflitto’, ha detto in un’intervista ad Al Arabiya riportata dal Jerusalem Post. Oggi avrà un incontro con il suo omologo francese Emmanuel Macron, che ha l’obiettivo di sostenere e rafforzare la mediazione egiziana. ‘L’obiettivo della Francia è porre fine alla spirale di violenza, sostenere la mediazione in corso in Egitto e chiedere moderazione’ in Medio Oriente, ha fatto sapere la presidenza francese. Un obiettivo condiviso anche dalla Giordania, che vede il re Abdallah in prima linea, impegnato in ‘un’intensa attività diplomatica’ per fermare l’escalation. Il regno, in particolare, sta tessendo una fitta rete di relazioni con i suoi alleati europei e statunitensi allo scopo di fare pressioni su Israele e costringerlo e porre fine ai bombardamenti su Gaza.

Ieri intanto l’ennesima riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è conclusa senza una posizione condivisa dai 15 Paesi membri, per l’opposizione degli Stati Uniti. L’ultima seduta ha vissuto momenti di tensioni: i rappresentanti di Israele e Palestina, che hanno partecipato all’incontro, si sono accusati a vicenda per l’escalation delle violenze. E la Cina, che è presidente di turno del Consiglio, ha puntato il dito, senza mezzi termini, contro Washington. ‘Abbiamo preparato un appello per la cessazione delle ostilità, ma per l’opposizione di un paese non possiamo parlare con una voce sola. Invitiamo gli Stati Uniti a prendere una posizione e a dare supporto all’azione delle Nazioni Unite’, ha detto il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. ‘La Cina chiede uno stop immediato delle ostilità e delle azioni militari’, ha ricordato l’ambasciatore. Pechino, d’altra parte, accusa da tempo le autorità di Washington di volere marginalizzare la questione palestinese, e sospetta che Tel Aviv abbia deciso di intensificare i combattimenti con i movimenti islamisti a Gaza per creare nuove frizioni tra Washington e Teheran e indirizzare a suo piacimento un’altra delicata partita, quella che si sta giocando a Ginevra da qualche settimana sul programma nucleare iraniano, fortemente osteggiato dallo Stato ebraico.

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Viste le resistenze di Washington, dal Consiglio è quindi uscito solo un mesto comunicato congiunto di Cina, Norvegia e Tunisia. I tre Paesi hanno espresso una ferma condanna degli attacchi di Hamas ed hanno rivolto un invito a Israele, di cui si riconosce il diritto a difendersi, a misurare le proprie reazioni. ‘Chiediamo la fine immediata delle ostilità e l’invio immediato di aiuti umanitari a Gaza, specie per i bambini che non devono mai essere un obiettivo’, ha detto l’ambasciatrice della Norvegia all’Onu, Mona Juul. ‘Siamo preoccupati per le violenze a Gerusalemme est in particolare vicino ai luoghi di culto che chiediamo di rispettare’, ha continuato Mona Juul che ha invitato israeliani e palestinesi a riprendere ‘rapidamente il dialogo’. Anche a Gaza, dove si sono concentrati i bombardamenti di Israele, è richiesto ‘l’invio immediato di aiuti umanitari, cibo e beni di prima necessità’, ha aggiunto.

Da parte sua, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito che ulteriori combattimenti potrebbero far precipitare la regione in una ‘crisi incontenibile’ ed ha implorato la fine immediata di una violenza ‘assolutamente spaventosa’. L’Onu ha anche avvertito della carenza di carburante a Gaza, che potrebbe portare a una perdita di capacità di ospedali e altre strutture essenziali. Lynn Hastings, vice coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, ha detto alla Bbc di avere fatto appello alle autorità israeliane per consentire all’Onu la consegna di carburante e rifornimenti, necessari per evitare una crisi umanitaria.

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Quanto agli Usa, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è costretto a malcelati giochi di equilibrismo dall’opposizione interna filo-israeliana. Nel fine settimana, l’inquilino della Casa Bianca ha discusso con il premier israeliano Netanyahu della situazione nella regione. Ha espresso grave preoccupazione per gli attacchi da parte di entrambi i fronti ma ha anche confermato il ‘forte appoggio’ degli Stati Uniti al ‘diritto di Israele all’autodifesa’. In una telefonata con il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), avvenuta sabato, Biden ha invece ribadito il sostegno Usa alle misure volte a consentire al popolo palestinese di godere della dignità, della sicurezza, della libertà e dell’opportunità economica che tutti meritano. A tal proposito, ha sottolineato la recente decisione degli Stati Uniti di riprendere l’assistenza al popolo palestinese, compresa l’assistenza economica e umanitaria a beneficio dei palestinesi in Cisgiordania e Gaza, ma ha chiesto anche la fine del lancio di razzi di Hamas e Jihad Islamica contro lo Stato ebraico.

Di tutto questo ha discusso nelle ultime ore il segretario di Stato americano Antony Blinken con i ministri degli Esteri di Qatar, Egitto e Arabia Saudita. Con lo sceicco del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, il capo della diplomazia di Doha ha sottolineato la necessità di compiere ogni sforzo ‘per riportare la calma in Israele, in Cisgiordania e a Gaza alla luce della tragica perdita di vite civili’, ha detto il dipartimento di Stato. Il ministero degli Esteri del Qatar ha spiegato da parte sua che i due leader hanno avuto colloqui sui ‘recenti attacchi israeliani contro i fedeli al complesso di Al Aqsa e sull’attacco alla Striscia di Gaza assediata’. askanews

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