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Melania, il film che svela i 20 giorni prima dell’insediamento di Trump

Amazon Prime Video porta sul grande schermo la storia della first lady americana. Il 30 gennaio arriva nelle sale statunitensi “Melania”, biopic da 104 minuti che racconta le tre settimane precedenti il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. La stessa Melania Trump ha postato il trailer sui suoi canali social, annunciando un progetto che la vede protagonista assoluta e produttrice esecutiva. Un’operazione che ha già scatenato polemiche, con alcuni osservatori che hanno accusato Jeff Bezos di aver confezionato un tributo da 40 milioni di dollari al presidente.

“Rieccoci qua”, sussurra la first lady nel trailer con un sorriso enigmatico. L’inquadratura la coglie al braccio di un militare mentre sfila nella Rotonda del Campidoglio, diretta alla cerimonia di giuramento del 20 gennaio. Porta l’ampia falda del cappello blu e bianco, ormai diventato iconico. Dietro di lei, la Storia. Davanti, le telecamere di mezzo mondo. Il film costa 385mila dollari al minuto. Una cifra che fa discutere, ma che Amazon ha giustificato con l’accesso esclusivo garantito dalla famiglia Trump.

L’operazione Amazon e la distribuzione mondiale

Metro Goldwyn Mayer distribuirà il lungometraggio in Sud America, Asia, Europa, Israele, Emirati Arabi Uniti e decine di altri paesi. Nei mesi successivi, il film sarà disponibile a episodi su Amazon Prime Video. Una strategia commerciale studiata nei minimi dettagli, che punta a massimizzare l’impatto globale di una narrazione finora riservata ai corridoi del potere. “Per la prima volta, il pubblico di tutto il mondo è invitato a essere testimone di questo momento fondamentale”, ha dichiarato Melania a Fox News. “Uno sguardo privato e non filtrato mentre mi destreggio tra famiglia, affari e filantropia nel mio straordinario viaggio per diventare first lady degli Stati Uniti d’America”.

Il trailer svela alcuni dei momenti più attesi. La coppia presidenziale a Mar-a-Lago, il dietro le quinte dell’inaugurazione con il figlio Barron, il ruggito del leone MGM che apre le scene. Poi le immagini sull’Air Force One, la presentazione del sigillo presidenziale, una riunione in cui Trump prova un discorso e Melania gli suggerisce le battute. “La mia eredità più grande sarà quella di pacificatore”, afferma il presidente. “Pacificatore e unificatore”, lo corregge lei con naturalezza.

Gli stivaletti a spillo e il dialogo finale

Compare lo schizzo dell’abito bianco e nero indossato al ballo inaugurale. E poi l’immagine forse più intrigante: lo stivaletto a spillo nero tacco 12 con cui Melania scende da un’auto. Trump c’è e non c’è nel trailer. Almeno fino al finale, quando Melania lo chiama al telefono. “Signor presidente, congratulazioni”, dice lei. “L’hai guardato?”, chiede lui. “No. Lo vedrò al telegiornale”, risponde la moglie.
Mercoledì scorso la first lady ha presentato il trailer su X: “MELANIA, il film, in esclusiva nei cinema di tutto il mondo il 30 gennaio 2026”. Le clip mostrano Melania in diverse situazioni, da quando consiglia il marito su un discorso pubblico a quando depone fiori su una tomba. Scene intime alternate a momenti istituzionali, nel tentativo di restituire la complessità di un ruolo che oscilla tra pubblico e privato.

Critiche, costi e polemiche politiche

Amazon MGM Studios aveva annunciato che il film avrebbe offerto “un accesso senza precedenti ai 20 giorni che precedono l’insediamento presidenziale del 2025, attraverso gli occhi della First Lady eletta”. L’uscita cinematografica sarà accompagnata da una docu-serie in tre episodi, che approfondirà ulteriormente la narrazione. Ma i 40 milioni di dollari investiti hanno alimentato sospetti su possibili motivazioni politiche dell’operazione. I detrattori sostengono che Bezos abbia voluto ingraziarsi Trump in vista di future collaborazioni governative. Amazon respinge le accuse, rivendicando il valore commerciale del progetto.
La storia in divenire, come l’ha definita la stessa Melania. Un racconto che promette di svelare retroscena inediti, ma che solleva interrogativi sul confine tra documentazione storica e propaganda. Il 30 gennaio il pubblico potrà giudicare.

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Redazione