Meloni da Tokyo “dimissiona” Sgarbi, doppio attacco a Schlein

Meloni da Tokyo “dimissiona” Sgarbi, doppio attacco a Schlein
Giorgia Meloni
6 febbraio 2024

In una Tokyo coperta di neve, Giorgia Meloni visita il santuario Meiji, incontra i vertici dei grandi gruppi economici giapponesi e il premier Kishida Fumio per il passaggio di consegne del G7 ma non può fare a meno di occuparsi dei fatti interni della politica italiana, a partire dal ‘caso’ di Vittorio Sgarbi. Dopo la decisione dell`Antitrust che si è espresso sulla sua incompatibilità con la carica di sottosegretario alla Cultura, il critico ha scritto una lettera a Meloni in cui si dice disposto a fare un passo indietro, ma chiede anche una verifica sulle eventuali incompatibilità con altri membri del governo. Sollecitata dai giornalisti in hotel al termine della giornata, però, Meloni sembra considerare il caso chiuso: “La decisione di Sgarbi di dimettersi è corretta, aspetto di incontrarlo a Roma per accogliere quelle dimissioni”. Quanto alla richiesta di una verifica, per la premier, occorre attenersi agli “elementi oggettivi” e dunque Sgarbi non si aspetti che il governo “decida per altri con elementi che non sono oggettivi”.

Un’altra ‘grana’ per l’esecutivo è quella della protesta dei trattori, ormai arrivati alle porte di Roma. Il mondo degli agricoltori, assicura, è “uno dei principali a cui abbiamo rivolto la nostra attenzione e lo dimostrano i fatti” ma eventualmente è pronta a incontrarli. Per il settore, però, il governo ha fatto il “massimo possibile” – più di altri Paesi – e dunque i problemi derivano da altre decisioni, in particolare da quelle dell’Unione europea: “Molta della rabbia degli agricoltori – assicura – deriva da una lettura ideologica della transizione ecologica che ha pensato di poter difendere l’ambiente combattendo gli agricoltori e questa non è la mia visione. Io penso che invece gli agricoltori siano fondamentali e debbano essere coinvolti nella transizione ecologica se vogliamo che questa funzioni”.

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Meloni attacca i dem

 

La presidente del Consiglio si dice poi soddisfatta dell’intesa in maggioranza sul premierato, con una norma che adesso “è più chiara rispetto alla precedente”. Da parte sua l’opposizione, che ha presentato centinaia di emendamenti, “fa il suo lavoro”, e del resto si tratta di coloro – in particolare il Pd – che hanno “privilegiato i governi costruiti nel Palazzo”. E’ questo il primo degli attacchi ai Dem, a cui si aggiungono poi due stoccate indirizzate direttamente alla segretaria Elly Schlein. La prima sul caso di Ilaria Salis, la cittadina italiana detenuta in Ungheria, su cui la leader Dem ha accusato l’esecutivo di ritardi. “Non so che cosa intende Elly Schlein, se è più brava di noi sicuramente saprà cosa fare”, la secca replica della premier, bissata poco dopo da un affondo sul problema del sovraffollamento delle carceri: “Se la segretaria Schlein – scandisce – ritiene che il problema del sovraffollamento carcerario, come ha fatto la sinistra, si risolva togliendo i reati io non sono d’accordo con la sinistra. Penso che si risolva aumentando la capienza nelle carceri, assumendo e sostenendo la polizia penitenziaria come il governo ha fatto in questo anno perché l’unica risposta seria che può dare uno Stato”.

C’è posto infine (nel giorno in cui i sindacati annunciano un nuovo mese di cassa integrazione a Mirafiori) per tornare sulla questione di Stellantis e sulle parole dell’amministratore delegato Carlos Tavares, secondo cui “se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli impianti in l’Italia”. Dichiarazioni “bizzarre” per Meloni, perché “penso che un ad di una grande società sappia che gli incentivi non possono essere rivolti a una azienda nello specifico e penso che si sappia anche che noi abbiamo appena investito un miliardo sugli eco-incentivi”. Il governo da parte sua – assicura – è “sempre disponibile e aperto per tutto quello che in Italia può produrre posti di lavoro” ma “se invece si ritiene che produrre in altre nazioni sia meglio, non posso dire niente ma poi non mi si dica che l’auto prodotta è italiana e non si venda come italiana” perché “il rapporto deve essere equilibrato”.

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