Giorgia Meloni lascia Vilnius dicendosi “soddisfatta” per i risultati del vertice Nato e per il “contributo” dato dall’Italia. La premier, al termine dei due giorni di summit, fa un bilancio in conferenza stampa. “Non era – sottolinea – un vertice Nato come gli altri, il tema dell’aggressione russa e il domino di conseguenze che ha portato hanno messo in discussione molte nostre certezze ma in un mondo incerto è stata ribadita una delle certezze: l’unità della Nato, la determinazione degli alleati a difendere i propri valori e le regole del diritto internazionale senza le quali nessuno di noi sarebbe al sicuro”. L’Italia, da parte sua, ha ribadito il pieno sostegno all’Ucraina, a cui gli alleati hanno offerto “garanzie di sicurezza” che sono “propedeutiche alla pace”.
La presidente del Consiglio ha rivendicato i “contributi che offriamo sul fianco orientale e nel Mediterraneo” ma ha chiesto anche “maggiore attenzione sul fianco Sud”. In un mondo dove “tutto è interconnesso”, è il suo ragionamento, “ogni cosa che accade si ripercuote anche in altri quadranti: pensiamo all’Africa, dove si vedono ogni giorno le conseguenze del conflitto ucraino che creano instablità in cui si inseriscono spoiler esterni e l’avanzata del fondamentalismo che si ripercuote anche da noi”. Anche per questo – ha ribadito – “il tema del Mediterraneo e della cooperazione”, in particolare con l’Africa, “sarà uno di quelli al centro della presidenza italiana del G7”.
Per quanto riguarda gli investimenti in difesa, la premier rivendica gli sforzi fatti anche se l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo del 2% del Pil fissato dall’alleanza. “L’Italia – ha precisato – ha fatto e continuerà a fare la sua parte, chiediamo che sull’impegno del 2% della spesa per Difesa in rapport al Pil si tenga conto di progressione, sosteniblità, della responsabilità e della partecipazione al funzionamento dell’alleanza che ogni alleato assume. Lo dico da premier di una nazione che con quasi tremila uomini è il principale contributore in termini di presenza nelle missioni Nato all’estero e credo che questo vada riconosciuto”. Ma al di là delle cifre, la sua convinzione è che nel mutato contesto geopolitico la spesa in difesa è fondamentale perchè “la nostra libertà ha un costo, ed è bene rammentarlo a chi vorrebbe che smobilitassimo”.
Tra i temi affrontati anche il rapporto con la Cina, un “rivale sistemico” con cui occorre impostare una relazione tenendo contro della priorità “strategica” delle catene di approvvigionamento e del “controllo delle materie prime critiche”. Altrimenti, senza questa visione complessiva, nella metafora della scacchiera mondiale sarebbe come se “muovessimo la regina senza vedere che c’è l’alfiere pronto a mangiarla”. A margine dei lavori, ieri, la premier ha avuto un lungo incontro bilaterale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con cui ha parlato principalmente di migranti e Mediterraneo. Sull’ingresso di Ankara nell’Ue (a cui è tradizionalmente contraria) in conferenza stampa Meloni non si sbilancia: “E’ una questione ancora lontana” e “non all’ordine del giorno nell’attuale contesto”. Meloni ha anche avuto un colloquio con il primo ministro inglese Rishi Sunak e con il presidente americano Joe Biden che l’ha invitata alla Casa Bianca il prossimo 27 luglio.