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Meloni lancia l’allarme: “La difesa è la chiave della pace, serve un salto di qualità”. “Sì al 5% del Pil”

“Non è che i nostri valori si difenderanno da soli.” Con queste parole, incisive e cariche di senso di responsabilità, Giorgia Meloni ha lanciato un appello chiaro e inequivocabile alla Nato: la sicurezza europea non può più essere rimandata. In un mondo in cui i dati possono essere più pericolosi dei proiettili e i droni a basso costo stanno cambiando le regole della guerra, la premier italiana ha chiesto un cambio di passo. Non solo più soldi, ma investimenti intelligenti e mirati per costruire una difesa all’altezza delle sfide del XXI secolo.

Il contesto geopolitico

Nel cuore dell’Aia, dove oggi si apre il vertice della Nato, Meloni ha colto l’occasione per ribadire la posizione italiana su una questione che sta diventando sempre più urgente: la necessità di rafforzare le difese nazionali senza compromettere la cooperazione internazionale. “Il sistema di difesa occidentale – ha detto – è basato sulla Nato. Ma dentro la Nato dobbiamo fare di più. Serve una colonna europea, non una difesa parallela.” Un messaggio chiaro, rivolto tanto ai partner atlantici quanto agli scettici interni, come il Partito Democratico, che continua a chiedere una maggiore autonomia strategica europea.

Numeri e obiettivi

L’aumento delle spese militari al 5% del PIL, uno degli impegni centrali del summit, è stato accolto da Meloni con cautela. “Questo percorso deve essere sostenibile, flessibile e credibile,” ha spiegato. “Non basta spendere di più; bisogna capire su cosa spendere.” E qui entra in gioco una riflessione cruciale: gli scenari della difesa stanno cambiando radicalmente. “In Ucraina,” ha osservato la premier, “i maggiori risultati sono stati ottenuti con droni che costano 20 mila euro. Stiamo andando verso un tempo in cui la tecnologia e l’innovazione saranno decisive”.

“Dobbiamo essere pronti a investire sul futuro, non sul passato,” ha dichiarato Meloni durante il dibattito al Senato. Una frase che sintetizza perfettamente il suo approccio pragmatico e visionario. Ma non solo: la premier ha anche sottolineato l’importanza di sostenere l’industria italiana della difesa. “Le risorse devono andare prioritariamente alle aziende italiane,” ha affermato, aprendo però uno spiraglio alla collaborazione internazionale quando necessario. “Parliamo di alleanza atlantica, quindi dobbiamo avere la capacità di lavorare con gli altri”.

Una strategia mediterranea

L’Italia, ha ricordato Meloni, è particolarmente esposta sul “fianco sud” della Nato, un’area che comprende minacce ibride, terrorismo, cyber attacchi e instabilità politica. Per questo motivo, ha proposto un approccio flessibile che tenga conto delle diverse priorità nazionali. “È ovvio che tra l’Italia e un paese baltico lo scenario di cosa sia sicurezza cambia completamente,” ha detto. “Ci si deve affidare alla competenza degli Stati nazionali.”

Mentre i leader mondiali si preparano a discutere di dossier complessi come il conflitto in Ucraina e le tensioni nel Mediterraneo, Meloni lancia una provocazione: “Il tema non è solo quanto investiamo, ma su cosa investiamo. E qui serve coraggio.” Un monito che invita tutti a guardare oltre i numeri e a immaginare un futuro in cui la sicurezza non sia solo una questione di armi, ma di innovazione, resilienza e visione strategica.

Pubblicato da
Eleonora Fabbri