Politica

Meloni-Schlein, duello annunciato ma senza scintille: “Parole gravissime che danneggiano l’Italia”

Il duello annunciato tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein si consuma nell’aula di Montecitorio senza lo scontro frontale che tutti si aspettavano. Dopo giorni di veleni a distanza innescati dalle parole della segretaria democratica sulla “democrazia a rischio”, il confronto parlamentare alla vigilia del Consiglio europeo si trasforma in un botta e risposta misurato: la premier attacca duramente, l’opposizione replica e cambia registro puntando su economia e politica estera. Le tribune stampa di Montecitorio traboccano di cronisti quando Giorgia Meloni ed Elly Schlein si ritrovano faccia a faccia per il tradizionale dibattito parlamentare che precede il vertice europeo.

“Rischi per la democrazia”. “Vergogna”.

La tensione si trascina da giorni, da quando la leader del Pd ha lanciato l’allarme sui “rischi per la democrazia con l’estrema destra al governo” commentando gli attentati esplosivi sotto l’abitazione di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report. La reazione della presidente del Consiglio era arrivata immediata via social: “Vergogna”. Eppure l’atteso showdown si sgonfia: niente escalation, solo un confronto controllato che scivola presto sui binari della dialettica istituzionale.

La premier non risparmia colpi. Le dichiarazioni della segretaria dem sulla democrazia italiana in pericolo vengono bollate come “gravissime”: parole che rischiano di produrre “macerie” perché minano la credibilità del Paese agli occhi degli investitori internazionali. Meloni respinge poi con fermezza l’accusa di aver equiparato l’opposizione a Hamas. “Ho detto che in Parlamento vi siete rifiutati di sostenere il piano di pace per Gaza che poi è stato accettato persino da Hamas e che quindi la vostra posizione era stata più fondamentalista di quella di Hamas”, chiarisce la leader di Fratelli d’Italia rivendicando la propria linea sulla crisi mediorientale.

Il registro della presidente del Consiglio alterna sarcasmo e durezza. Passa in rassegna quelle che definisce accuse strumentali dell’opposizione: “Dopo la Meloni complice dei morti in mare, dopo la Meloni complice di genocidio, abbiamo anche la Meloni complice – o mandante, spero che ce lo chiarisca la segretaria del Pd – dell’attentato a Ranucci”. Poi il tono si fa più grave: dipingere l’Italia come uno Stato governato da pericolosi estremisti allontana gli investimenti stranieri e compromette gli accordi commerciali. Un’operazione di delegittimazione che il Paese rischia di pagare a caro prezzo sul piano economico e diplomatico.

Schlein disinnesca lo scontro e punta sulla manovra

La segretaria del Partito Democratico sorprende spiazzando le aspettative. Niente rilancio polemico, niente escalation verbale. Schlein sceglie di concentrare il fuoco sulla critica all’azione di governo: manovra economica, salari, pressione fiscale, politica estera. Accusa l’esecutivo di “subalternità a Trump e Orban che va contro l’interesse nazionale”. All’inizio dell’intervento liquida la premier con una replica secca, quasi didascalica: “Presidente, so dove mi aspetta, ma non decide lei cosa dice l’opposizione”.

Poi chiude definitivamente il capitolo e vira sui contenuti programmatici. L’affondo dell’opposizione si concentra sul bilancio economico del governo. “Lei oggi festeggia tre anni del suo governo, ma gli italiani non hanno niente da festeggiare”, scandisce la leader democratica snocciolando cifre impietose. I salari reali sarebbero crollati di sette punti percentuali dal 2021: il dato peggiore tra tutti i Paesi dell’Unione europea.

Parallelamente la pressione fiscale avrebbe toccato i livelli massimi dal 2020, smentendo secondo l’opposizione le promesse elettorali di riduzione del carico tributario. Il confronto si chiude così, riportando la sfida tra le due leader sul terreno del merito politico, lontano dalle polemiche personali che avevano infiammato i giorni precedenti. Il duello tanto atteso si spegne senza colpo di scena, riconsegnando il dibattito alla routine parlamentare.

Pubblicato da
Enzo Marino