Politica

Meloni soddisfatta da summit Ue. Ma su Patto trattativa difficile

Giorgia Meloni riparte da Bruxelles “soddisfatta” per i risultati del Consiglio europeo, anche se ‘monco’ per il veto ungherese sul bilancio e il mancato accordo sul Medio Oriente. Un summit, rivendica ancora una volta, in cui l’Italia ha avuto “un ruolo da protagonista” per la sua capacità di “parlare con tutti”, anche con Viktor Orban – protagonista ‘negativo’ della riunione – che non è riuscita a convincere appieno. Il vertice ha visto il via libera all’avvio dei negoziati per l’ingresso di Ucraina (con l”astensione’ proprio di Orban) e Moldavia, mentre per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina i negoziati inizieranno una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione. Un risultato “molto importante”, sottolinea la presidente del Consiglio, anche per il bilanciamento sui Balcani Occidentali “dove l’Italia giocava un ruolo di primo piano”.

Lo stesso Orban, invece, ha imposto lo stop alla revisione del Quadro finanziario pluriennale, il bilancio europeo, di cui si tornerà a discutere in un Consiglio straordinario presumibilmente tra la fine di gennaio e i primi di febbraio. La premier si dice però “soddisfatta” della bozza approvata da 26 Stati, in cui – afferma – “ci sono tutte le priorità che l’Italia aveva posto” a partire dalla “flessibilità dei fondi esistenti” per arrivare all’immigrazione, tema che peraltro entra nelle conclusioni del vertice. “C’è stato un punto della trattativa – rivela – in cui non era previsto niente sui migranti e siamo arrivati a quasi a 10 mld da spendere, particolarmente sulla dimensione esterna. Un grande risultato se riusciremo a confermarlo nel prossimo Consiglio europeo”. L’Italia invece esce ‘sconfitta’ – non da sola – sulla terza priorità che aveva posto, quella del rafforzamento dell’industria. In questo caso l’opposizione dei “frugali” ha tagliato le risorse da 10 a 1,5 miliardi, interamente destinati al solo Fondo di difesa.

In materia economica, però, il tema che tiene banco è quello del nuovo Patto di stabilità che deve essere approvato entro fine anno per evitare il ritorno ai vecchi parametri. E su questo, ammette, le “posizioni sono ancora abbastanza distanti”. Il dossier non era all’ordine del giorno del summit, ma se ne è discusso a margine, anche nel lungo incontro notturno con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui sul dossier ci sono “diverse convergenze”. Mentre da Roma però Giancarlo Giorgetti vede “scarse possibilità” di trovare un accordo all’Ecofin del 20 dicembre, Meloni si mostra più ottimista, perchè per quanto difficile “non è impossibile” trovare la quadra. Dall’Europa Building smorza anche la possibilità di porre il ‘veto’ sul testo finale, cosa che non aveva escluso nei suoi interventi alla Camera e al Senato. A Bruxelles, sottolinea che “non la voglio mettere così” però “quello che non posso fare è dare il mio ok a un Patto che non io ma nessun governo potrebbe rispettare, sarebbe ingiusto e inutile per noi. Dire ‘mettete il veto’, come Monti, non è un buon modo per cercare una sintesi”.

Quel che smentisce categoricamente è che ci sia un “link”, una sorta di “ricatto”, tra Patto e ratifica del Mes (per cui però ha sempre parlato di logica di ‘pacchetto’). Nota sicuramente non positiva, ma preventivata alla vigilia, è la mancata intesa dei leader su una dichiarazione congiunta sulla crisi in Medio Oriente. Alcune posizioni tra i 27 sono troppo distanti e dunque si è preferito ribadire le precedenti conclusioni, per non far emergere divergenze. Però, garantisce, “siamo tutti d’accordo sul fatto che occorra continuare a condannare gli attacchi di Hamas, ribadire il diritto di Israele a difendersi nell’ambito delle norme internazionali, lavorare su una soluzione di lungo periodo, due popoli in due Stati”. Domani Meloni sarà a Palazzo Chigi per vedere il primo ministro britannico Rishi Sunak, uno dei ‘big’ invitati ad Atreju, dove domani interverrà anche il proprietario di X Elon Musk. La stessa premier, domenica, chiuderà la festa.

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