Giorgia Meloni
Si apre finalmente uno spiraglio di pace tra Russia e Ucraina anche se lo scenario è ancora complicato. Una cosa comunque deve essere chiara e cioè che solo Kiev potrà fare accordi e trattare sui suoi territori. È quanto scrive in una nota la presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’indomani del vertice Trump-Putin in Alaska e dopo la telefonata questa mattina che ha avuto, insieme ai leader europei della cosiddetta coalizione dei volenterosi, con il presidente americano.
“Considero positivo il fatto – sottolinea Meloni – che si stiano aprendo degli spiragli di pace in Ucraina. L’accordo è ancora complicato ma finalmente possibile, soprattutto in seguito allo stallo che si è creato da molti mesi lungo la linea del fronte. Solo l’Ucraina potrà trattare sulle condizioni e sui propri territori”.
Per la premier “il punto cruciale rimane quello delle garanzie di sicurezza per scongiurare nuove invasioni russe ed è questo l’aspetto su cui si sono registrate ad Anchorage le novità più interessanti. Solo robuste e credibili garanzie in tal senso potranno prevenire nuove guerre ed aggressioni”.
A questo riguardo, rileva Meloni, il Presidente Trump “ha oggi ripreso l’idea italiana di garanzie di sicurezza che si ispirino all’articolo 5 della NATO. Il punto di partenza della proposta è la definizione di una clausola di sicurezza collettiva che permetta all’Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, USA compresi, pronti ad attivarsi nel caso sia attaccata di nuovo. Gli Stati Europei rimangono uniti nel sostegno all’Ucraina in questa fase di trattative. La strada per la pace non è semplice – conclude – ma è importante che sia stata intrapresa”.
Intanto si terrà domani a partire dalle 15 una nuova riunione dei leader dei Paesi cosiddetti “volenterosi” in prima fila nel sostegno finanziario e di forniture militari a favore dell’Ucraina. Alla riunione, che sarà presieduta congiuntamente dal presidente francese Emmanuel Macron, dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e dal primo ministro britannico Keir Starmer, si collegherà, rendono noto fonti di palazzo Chigi, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Iniziano a trapelare i contenuti del colloquio di ieri tra Donald Trump e Vladimir Putin e, di conseguenza, la proposta che il presidente americano avanzerà all’omologo ucraino Volodymyr Zelensky lunedì, quando lo riceverà a Washington per la seconda volta dopo il burrascoso incontro allo Studio Ovale dello scorso 28 febbraio. Questa volta, a quanto si apprende, Zelensky sarà però accompagnato da alcuni leader europei alleati.
Le ricostruzioni di New York Times, Financial Times e agenzia Reuters, tre tra le più autorevoli testate al mondo, coincidono in gran parte. Putin avrebbe offerto a Trump di porre fine alla guerra se l’Ucraina accetterà di cedere il 30% della regione di Donetsk che Mosca non è mai riuscita a conquistare: le città di Kramatrosk (150 mila abitanti) e Sloviansk (100 mila), le più piccole Pokrovsk, Kostiantynivka e Dobropilia, diversi altri centri minori.
Territori che la Russia non è riuscita a fare propri né nell’offensiva del 2014-2015 né nell’invasione su larga scala iniziata nel 2022, e che al ritmo attuale potrebbe impiegare anni per raggiungere ed espugnare. In cambio, Putin avrebbe offerto il congelamento delle ostilità lungo il resto della linea del fronte, ossia nelle regioni di Luhansk (già occupata al 99%), Zaporizhzia e Kherson, con una promessa scritta a non attaccare nuovamente l’Ucraina o qualsiasi altro paese europeo.
“Tutti hanno convenuto che il modo migliore per porre fine alla terribile guerra tra Russia e Ucraina è quello di arrivare direttamente a un accordo di pace, che metterebbe fine al conflitto, e non a un semplice accordo di cessate il fuoco, che spesso non regge” ha scritto Trump sulla sua piattaforma Truth di ritorno dall’Alaska.
Zelensky e altre autorità ucraine segnalano da giorni, pubblicamente e privatamente, che un accordo definitivo non può prevedere la cessione permanente da parte di Kiev di alcun territorio sovrano ucraino, poiché ciò violerebbe la Costituzione del paese invaso. Putin ieri avrebbe accettato che l’Ucraina riceva forti garanzie di sicurezza dopo un accordo, anche con un impegno diretto degli Usa, a patto che non includano l’adesione alla Nato.
Le forze militari americane potrebbero partecipare, ha detto Trump agli europei. Avrebbe però richiesto che il russo torni ad essere una lingua ufficiale in Ucraina e sicurezza per le chiese ortodosse russe.