Merendine e obesità infantile, una ricerca sovverte i pregiudizi

Merendine e obesità infantile, una ricerca sovverte i pregiudizi
12 ottobre 2016

Si mangiano più merendine al nord, area con la più alta percentuale di bambini (e adulti) normopeso. I consumi scendono al Sud, dove paradossalmente assistiamo ai più alti tassi di sovrappeso e obesità. È quanto emerge incrociando i dati IRI sui consumi di prodotti da forno con i livelli di sovrappeso e obesità nel Paese. Scopriamo che nel Nord d`Italia si toccano i consumi più alti di merendine (2,2 kg pro capite annui) e i più bassi livelli di sovrappeso e obesità infantile (24,7%). Mentre al Sud avviene l`inverso: la somma di obesità e sovrappeso infantili arrivano al 37,8% e i consumi di merendine scendono a 1,6 kg pro capite annui. Attività fisica ed educazione alimentare le variabili chiave. L`ago della bilancia sale infatti dove diminuisce la propensione a fare sport, a mangiare ogni giorno frutta e verdura e a consumare una merenda di metà mattina adeguata. È quanto emerge da un`analisi realizzata dal sito www.merendineitaliane.it, da anni la voce di Aidepi – Associazione industrie del dolce e della pasta italiane. I dati inerenti la popolazione adulta rilevati dal sistema si sorveglianza Passi confermano la stessa tendenza: le regioni (Campania, Basilicata, Sicilia, Molise e Puglia) con il maggior numero di italiani in eccesso ponderale (circa 1 su 2) registrano tutte i più bassi livelli di gradimento per le merendine, sempre al di sotto della media nazionale. Se guardiamo i dati sullo sport degli oltre 2,2 milioni di bambini tra i 6 e i 10 anni che praticano uno sport o fanno attività fisica (Istat), la maggiore concentrazione si trova nelle regioni con bambini più magri e in salute e dove il consumo di merendine è più alto. Al contrario, dove i bambini sono più sovrappeso si registrano i livelli più bassi di pratica sportiva e di abitudine al movimento. Ma anche i consumi di merendine più bassi. Basta vedere questi 3 numeri: nel Nord – sempre secondo i dati Istat – fa movimento o sport il 70% del campione, mentre nel Sud e nelle Isole si crolla, addirittura, al 45%.

Un dato che emerge anche dalla sorveglianza Passi, secondo cui le regioni del Sud si confermano quelle con il maggior numero di sedentari: Basilicata al primo posto con il 65% di sedentari, seguita da Calabria (48,2%), Campania (46%), Sicilia (43,4%), Puglia (40,9%). Le regioni con meno sedentari sono le province autonome di Bolzano (9%) e Trento (16,7%), seguite da Friuli Venezia Giulia (20,7%) e Lombardia (21,1%). Stesso modello anche se guardiamo al consumo di frutta e/o verdura tutti i giorni: nel nord riguarda circa l`80% dei bambini (sempre secondo i dati “Okkio alla salute” dell`ISS) con una punta d`eccellenza in Trentino dove si arriva all`86%. Nel Sud del Paese le percentuali scendono drasticamente. Il picco negativo in Calabria con il 63,5%. Anche il sistema di sorveglianza Passi sembra riflettere lo stesso andamento prendendo in considerazione la popolazione adulta: per quanto concerne il consumo quotidiano di frutta e verdura, ritroviamo le regioni del nord più virtuose, con in testa la Liguria, la provincia autonoma di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Le regioni del sud fanalino di coda nella classifica, con l`unica eccezione della Sardegna. “Non è corretto – spiega Valeria Del Balzo, biologa nutrizionista – stilare liste di alimenti buoni e cattivi. Spesso si tende a generalizzare e banalizzare quando si parla di alimentazione e il caso delle merendine, in questo senso, è esemplare: è sbagliato demonizzare un alimento e additarlo come responsabile di un fenomeno così complesso come l`obesità. Non andrebbe mai estrapolato un alimento dall`alimentazione nella sua totalità perché ogni ingrediente ha una sua funzione. A contare è soprattutto lo stile di vita, dal movimento alle corrette abitudini a tavola. Da questo punto di vista che nel Nord la popolazione sia più attiva e consumi più frutta e verdura, figura come una riprova del fatto che il peso di bambini (e adulti) dipende da molti fattori, culturali e sociali, e che il consumo di merendine non risulta affatto centrale”.

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