Per scongiurare l’entrata in vigore dei dazi minacciati da Donald Trump, il Messico è pronto a schierare sul confine meridionale con il Guatemala fino a 6mila militari per dimostrare agli Stati Uniti il suo impegno per una riduzione sensibile dell’arrivi di migranti. L’offerta è stata fatta durante i negoziati in corso a Washington per cercare di raggiungere un accordo per evitare che da lunedì entrino in vigore le tariffe del 5% sulle importazioni dal Messico, che lo scorso anno hanno avuto un valore di quasi 350 miliardi di dollari. Il piano negoziato dalla delegazione guidata dal ministro degli Esteri, Marcelo Ebard, prevede che inoltre che gli Stati Uniti possano inviare rapidamente in Messico i richiedenti asilo provenienti dal Guatemala.
Mentre, in una sorta di triangolazione, quelli provenienti da Honduras ed El Salvador saranno inviati in Guatemala, sulla base di negoziati che il governo guatemalteco ha avuto la scorsa settimana con il segretario per la Sicurezza Interna ad interim, Kevin McAleenan. Il Messico non si è mostrato però disposto ad accettare un accordo ispirato a quello che gli Stati Uniti hanno con il Canada del “safe third country” una regola simile a quella della Convenzione di Dublino che prevede che i migranti chiedano asilo per primo Paese del Nord America in cui arrivano. Il Messico ha rifiutato più una prospettiva del genere, ma i suoi negoziatori si dicono pronti a rivedere tutte le regole sull’asilo in un’ottica coordinata regionale.
Per esempio accettando un approccio molto più severo nei colloqui che gli Stati Uniti faranno per vagliare le richieste di asilo di persone che denunciano il rischio per la vita se rimpatriati, affermazioni che Trump ha più volte nei suoi tweet liquidato come “truffe”. Il piano non è stato finalizzato e non è certo che venga accettato da Trump. Mai negoziatori messicani comunque detto chiaramente che se lunedì entreranno in vigore i dazi le offerte saranno ritirate dal tavolo perché le tariffe provocheranno problemi economici e finanziari che renderanno difficile stanziare risorse per la gestione dell’immigrazione.
Per quanto riguarda il dispiegamento militare, il governo messicano ha spiegato che avvierebbe da subito l’invio di 13 contingenti dell’appena creata Guardia Nazionale, un modo che per settembre saranno schierati 6mila soldati che faranno scendere il numero degli arrivi – che il mese scorso con 144mila arresti ha registrato il record degli ultimi 13 anni – ai livelli dello scorso autunno 60mila. Ma per Trump questo non sarebbe sufficiente, visto che l’obiettivo sarebbe a scendere ai livelli precedenti al suo insediamento, di 20mila. Intanto, su Twitter Trump apre al governo messicano. “Se saremo capaci di fare un accordo commerciale con il Messico, e ci sono buone possibilità che ci riusciremo, cominceranno immediatamente a comprare grandi quantità di prodotti agricoli. Se non saremo capaci di trovare un accordo, il Messico comincerà a pagare dazi al 5% da lunedì!”.