Parlamento spagnolo
Il Parlamento spagnolo avvia un’indagine su Meta per presunte violazioni della privacy degli utenti Android, dopo uno studio internazionale che indica l’uso di un meccanismo nascosto di tracciamento. Il premier Pedro Sanchez annuncia una risposta normativa “senza precedenti”.
Il Parlamento spagnolo ha deciso di aprire un’indagine formale su Meta, la società statunitense che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, con l’obiettivo di verificare se abbia violato la normativa nazionale sulla protezione dei dati personali. La decisione è stata resa pubblica dal presidente del governo, Pedro Sanchez, intervenuto all’Ateneo di Madrid nel corso della conferenza Metafuturo, durante la quale ha ribadito che “la legge è al di sopra di qualsiasi algoritmo o piattaforma tecnologica”.
La Commissione per gli affari economici e la trasformazione digitale della Camera avrà il compito di esaminare il materiale raccolto nell’ambito di un’inchiesta internazionale coordinata da Spagna, Belgio e Paesi Bassi. Secondo quanto emerso da tale lavoro congiunto, Meta avrebbe utilizzato per quasi dodici mesi un sistema nascosto di monitoraggio che consentirebbe il tracciamento dell’attività web degli utenti con dispositivi basati sul sistema operativo Android. Le conclusioni del rapporto hanno spinto il governo a intervenire con urgenza per valutare possibili responsabilità e verificare il rispetto del quadro normativo europeo.
Nel suo intervento pubblico, Sanchez ha assunto una posizione particolarmente netta nei confronti delle grandi piattaforme tecnologiche, parlando apertamente della necessità di contenere un’“impunità” che, a suo avviso, si è resa evidente negli ultimi anni. Il premier ha accusato alcune Big Tech di agire “come se fossero al di sopra del bene e del male”, sottolineando che l’espansione dei loro servizi ha contribuito a creare un “territorio senza legge” nel quale la tutela degli utenti non sarebbe garantita in misura sufficiente.
Alla luce di queste considerazioni, il governo intende collocare la sicurezza digitale, la protezione dei dati personali e la trasparenza delle piattaforme all’interno di un quadro regolatorio più rigoroso. L’esecutivo evidenzia come la gestione delle informazioni sensibili, l’uso degli algoritmi decisionali e la capacità delle piattaforme di influenzare il dibattito pubblico richiedano un presidio istituzionale stabile. Il caso Meta, ha spiegato Sanchez, costituisce un banco di prova di portata internazionale perché riapre la questione del rapporto tra potere tecnologico e controllo democratico.
Il governo spagnolo prevede di presentare nella prima metà del 2026 un pacchetto legislativo definito “ambizioso”, volto a rafforzare il controllo sulle aziende proprietarie dei social network e a introdurre strumenti più efficaci contro le minacce digitali. Tra i capitoli considerati prioritari figurano la lotta alla disinformazione, la prevenzione dell’incitamento all’odio, la tutela dei minori online e il contrasto alle pratiche invasive di raccolta dei dati. L’esecutivo intende inoltre favorire un maggiore coordinamento tra autorità nazionali ed europee, nella convinzione che solo risposte comuni possano garantire un’effettiva protezione degli utenti.
L’orientamento del governo si inserisce nel più ampio dibattito europeo sul Digital Services Act e sul Digital Markets Act, i due regolamenti dell’Unione europea che definiscono obblighi più stringenti per le piattaforme digitali di grandi dimensioni. La Spagna auspica che il lavoro parlamentare sull’indagine a Meta possa contribuire a rafforzare la consapevolezza istituzionale riguardo ai rischi emergenti, in particolare per quanto concerne le pratiche di profilazione occulta e i sistemi pubblicitari basati sul monitoraggio intensivo.
La vicenda apre anche un ulteriore fronte di discussione sulla trasparenza algoritmica e sulla possibilità di verificare il funzionamento interno dei sistemi che regolano la pubblicità digitale, i flussi informativi e l’organizzazione dei contenuti. La Spagna sostiene da tempo l’esigenza di garantire alle autorità competenti un accesso più esteso alla documentazione tecnica delle piattaforme e di rafforzare i meccanismi di audit indipendenti.
Secondo l’esecutivo, il modello regolatorio attuale non è sufficiente a prevenire abusi potenziali, soprattutto nelle aree in cui la tecnologia evolve più rapidamente del diritto. Da qui la scelta di accelerare l’adozione di norme che consentano di intervenire non solo a posteriori, ma anche attraverso verifiche preventive, con l’obiettivo di evitare che comportamenti non conformi si ripetano nel tempo. La definizione delle nuove misure legislative sarà accompagnata da un ampio confronto con autorità garanti, centri di ricerca e organizzazioni attive nella difesa dei diritti digitali.
Uno dei passaggi più commentati dell’intervento di Sanchez riguarda la definizione delle grandi piattaforme come una sorta di “Stato fallito” che deve essere rifondato. L’immagine, richiamata per indicare l’assenza di regole chiare e di responsabilità definite, intende sottolineare la necessità di riportare le attività degli operatori digitali entro limiti certi. In questa prospettiva, il governo punta a sviluppare un quadro normativo che imponga obblighi più solidi in materia di tracciamento dei dati, gestione delle segnalazioni degli utenti e protezione dei contenuti sensibili.
Il premier ha infine ribadito che il percorso legislativo non mira a limitare l’innovazione tecnologica, ma a garantire che essa sia compatibile con i diritti fondamentali e con la sicurezza degli utenti. La Spagna, ha concluso, intende diventare un punto di riferimento europeo nella regolazione dei media digitali e nella difesa della privacy, rafforzando la fiducia dei cittadini nell’ambiente online e assicurando che le piattaforme operino in modo trasparente e responsabile.