Mihaileanu racconta “La storia dell’amore”, tra gli shtetl e N.Y.

29 agosto 2017

Ci sono molti dei temi cari a Radu Mihaileanu nel suo ultimo film, “La storia dell’amore”, nei cinema dal 31 agosto: la Shoah, l’identità, la dignità, conditi con quel tocco di umorismo e di poesia che hanno sempre contraddistinto i capolavori del regista romeno, da “Train de vie” a “Il concerto”. “La storia dell’amore”, ispirato all’omonimo romanzo di Nicole Krauss e interpretato da Derek Jacobi, Sophie Nélisse, Gemma Arterton e Elliott Gould, è un crocevia di storie, ambientate tra gli shtetl dell’est Europa spazzati via dai nazisti e la New York di oggi: protagonista è un anziano ebreo di origine polacca, Léon , che vivacchia a New York, tra i ricordi della donna che amava da ragazzo, Alma, fuggita dalla Shoah e persa per sempre.

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Un’altra Alma vive a New York: è un’adolescente contagiata dallo stesso virus dell’amore, che vuole essere la donna più amata del mondo. Nel corso del film le loro storie, tra mille intrecci e coincidenze, si incontreranno. Mihaileanu anche questa volta affronta la grande storia attraverso una microstoria, ma soprattutto mette in primo piano il sentimento dell’amore, convinto che la crisi più grave e profonda che l’umanità stia attraversando in questo momento sia proprio l’incapacità di amare l’altro. “Mi è piaciuto molto parteggiare per questi dinosauri utopisti che si battono per il sentimento amoroso, per l’amore che aiuta a sopravvivere a tutto” ha detto il regista, che ha confessato che per il personaggio di Léon si è ispirato al proprio padre, che ha visto l’estrema destra rumena prima della guerra, il nazismo, il campo di concentramento, lo stalinismo, Ceausescu, ma che è sempre rinato proprio grazie all’amore per la gente e per la vita.

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