A Milano l’addio a Marta Marzotto. Ricordatela con un sorriso

A Milano l’addio a Marta Marzotto. Ricordatela con un sorriso
1 agosto 2016

Il feretro è arrivato puntuale alle 11 nell’atrio della chiesa di Sant’Angelo a Milano, addobbato solo con rose bianche. Erano in tanti, familiari, amici e gente comune, ad attendere Marta Marzotto, morta a Milano venerdì 29 luglio, per darle l’ultimo saluto. Ai nipoti il compito di portare la bara a spalle fino all’altare, per la celebrazione del rito funebre. “Marta, da quello che mi hanno detto voleva una festa per questo momento” ha detto il celebrante durante l’omelia, ricordando “la sua fame di vita e la generosità”. Alla destra dell’altare i familiari più stretti, dai quattro figli, Paola, Diamante, Matteo e Carlo Alberto (Annalisa, è morta nel 1989 per fibrosi cistica) ad alcuni nipoti tra cui Beatrice Borromeo, accompagnata dal marito Pierre Casiraghi. Tra i banchi lungo la navata tanti volti noti, dalla direttrice di Vogue Italia, Franca Sozzani, ad Afef, a Livia Pomodoro, Lele Mora, Emilio Fede, Valeria Marini, lo chef Gianfranco Vissani, Paolo Kessisoglu, la direttrice del Parenti Andrèe Ruth Shammah e la stilista Anna Molinari.

Al termine di una partecipata cerimonia funebre scandita da musiche religiose, come l’Ave maria di Schubert col flauto traverso, il ricordo della nipote Beatrice Borromeo: “Sono troppe le cose che la nonna ha fatto per noi – ha detto – spesso anche diseducative. Con lei si poteva fare tutto. Era uno spirito libero e colorato. Noi vivremo nel nome della fantasia. Ora vola a riabbracciare zia Annalisa, a chiacchierare con Renato e a far capire a tutti cosa sia una vera festa”. Anche il figlio più piccolo di Marta, Matteo Marzotto ha voluto ringraziare a nome dei fratelli quanti in queste ore sono stati loro vicini chiedendo di ricordarla col sorriso perchè se ne è andata sorridendo. E ai giornalisti che all’uscita dalla chiesa gli chiedevano quale la delusione più grande della sua vita ha risposto: “La delusione è quella pubblica il suo essere misinterpretata nel 1987 nello scandalo Guttuso. La distrussero poi però è risorta molto più forte e umana di prima”.

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