Valentino Picone ha denunciato le irrisolte emergenze strutturali della Sicilia, presentando “Sicilia Express”, la miniserie Netflix in arrivo il 5 dicembre con lui e Salvatore Ficarra.
Salvatore Ficarra e Valentino Picone hanno lanciato un severo j’accuse contro la classe politica, colpevole di non aver saputo evolversi di pari passo con la società siciliana. Presentando al cinema Barberini di Roma “Sicilia Express”, la nuova miniserie in arrivo su Netflix dal 5 dicembre, il duo ha messo in luce il paradosso di un’isola che cambia mentre i suoi problemi atavici permangono. “Se io ancora devo parlare del problema dell’acqua, per esempio, nel 2025, c’è qualcosa che non va”, ha dichiarato Picone, trasformando la conferenza stampa in una tribuna per denunciare le carenze croniche nei servizi essenziali, dai trasporti all’agricoltura.
Ficarra ha aggiunto un’amara riflessione sul ciclico riproporsi degli stessi scandali e degli stessi personaggi, nonostante il passare del tempo. “Dopo vent’anni vedi coinvolte le stesse persone, con le stesse cose, allora tu dici: non c’è speranza”. Con sarcasmo, ha poi ipotizzato che il voto di riconferma per certi politici da parte dei siciliani sia un atto di “grandissima ironia”, un modo disperato per assistere al loro inevitabile fallimento. La battuta cela una profonda frustrazione per un sistema che, a loro dire, sembra impermeabile al cambiamento e al rinnovamento, nonostante la crescente consapevolezza dei cittadini.
Il bersaglio si è poi spostato sul Ponte sullo Stretto, con Ficarra che ha ironizzato sul ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Noi avevamo fatto lo sketch sul ponte, ma era uno sketch, non è che lo volevamo veramente. Ora lui non ha capito che era una cosa ironica”. L’attore ha proseguito lamentandosi che la politica “attinga dai comici”, citando anche la recente dichiarazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani sull’uso del ponte per l’evacuazione in caso di attacco, paragonandola a una loro vecchia battuta. Picone ha aggiunto che “già Ulisse quando è arrivato ha detto: ma qua un ponte non starebbe male”.
Andando oltre la battuta, Picone ha espresso un dubbio concreto sulla fattibilità dell’opera nel contesto italiano. “Se una nazione ha impiegato 50 anni per fare la Salerno-Reggio Calabria – che era più facile ricostruire Salerno vicino a Reggio Calabria e costava meno – ti viene il dubbio che nel ponte possano esserci speculazioni”. La sua preoccupazione da cittadino è che ci si concentri sulla “facciata” quando “i pilastri stanno cadendo”, sottolineando la necessità di risolvere prima i problemi infrastrutturali di base prima di lanciarsi in progetti faraonici.