Il mondo a tinte forti di Cristina Conte

Armonia
1 giugno 2018

È questa la caratteristica più evidente delle opere della travolgente artista friulana, cioè la consapevolezza di trovarsi davanti a un mondo non mondo, un universo indefinito che della realtà prende e fa vibrare solo le emozioni, quelle più intense, quelle più forti e incontenibili, quelle che restano oltre il tempo e la materia. Forse perché l’energia non può essere racchiusa dentro confini netti e delineati, forse perché molto, troppo spesso nel vivere contemporaneo ci si sente costretti a tenerle a bada quelle emozioni; ecco dunque che il ruolo e compito dell’artista si innalza con Cristina Conte, e si trasforma in una mano che trascina l’osservatore in un mondo interiore che non dovrebbe mai, suggerisce lei, essere ignorato o messo a tacere dalla razionalità.

Cristina Conte

I colori diventano materiale plasmabile, denso e, a loro volta, espressione di creatività perché la Conte li mescola e li fonde insieme fino a ottenere la tonalità che più è affine alla sensazione che vuole descrivere, che desidera raccontare e che poi sceglie di far esplodere. Non è importante il mezzo attraverso cui imprime le sue impressioni, che sia il pennello o la spatola, ciò che conta è parlare attraverso i colori, gridare la forza di un’interiorità che non può essere contenuta, dando voce a un moto intimo che deve farsi sentire, rompere i confini ed esondare sulla superficie dell’opera. Tanto poco è fondamentale il mezzo che la Conte utilizza di volta in volta, tanto invece lo è la superficie: infatti più che la tela, scivolosa e fredda, negli ultimi tempi predilige il legno che la fa sentire più libera di esprimersi, di interpretare e di modellare il colore secondo la necessità dell’impeto creativo. L’uso del legno le permette anche di realizzare le cornici che diventano estensione del dipinto stesso, naturale prosecuzione di un’opera che non può, e non vuole, avere limiti di spazio. Si forma come artista figurativa Cristina Conte, per poi spostarsi verso quell’Informale astratto e materico che la fa sentire se stessa, libera di raccontare le sue profondità senza essere imprigionata in una razionalità che non le appartiene e in cui non si riconosce. Le sue opere nascondono una poetica intensa ma gentile, quasi l’artista volesse dar voce a ciò che normalmente non ce l’ha; in Non incatenatemi, io sono il mare,

Non incatenatemi, io sono il mare

per esempio, non si può non notare la forza espressiva di una rete blu che in natura non esiste ma che esorta l’osservatore a riflettere sul senso del titolo, su quel tentativo dell’uomo di andare oltre una forza generatrice che non può essere domata, perché superiore alla volontà che a volte cerca di piegarla. Oppure in Fluire in terra d’Oriente, dove l’energia è visibile e tangibile anche quando attraversa una superficie più solida, più resistente dell’acqua, eppure non si lascia comunque frenare, non si lascia trattenere e trova in ogni caso il suo canale per espandersi e correre attraverso la materia; e poi Il giardino Zen, mare di tranquillità dove non importa dove sia l’acqua e dove sia il tempio, la struttura costruita dall’uomo, ciò che è invece davvero fondamentale è quell’armonia che confonde i limiti, li fonde e li trasforma, grazie al sensibile sguardo interiore, nella chiara percezione di calma e di pace che avvolge lo sguardo.

E poi in Implosione di arcobaleno, dove appare evidente il significato che per lei hanno i colori: il blu per toccare e liberare le corde più intime, più interiori, il prorompente rosso invece per raccontare le sensazioni più forti, passionali, energiche, simbolo di potenza e di un dinamismo vitale che è legato al percorso dell’esistenza di ogni essere umano, imprescindibile alternanza ai momenti più sereni, più fermi, più stabili. Ed è accettando questa alternanza che si apprende a trovare l’equilibrio Zen che ci permetterà di ballare sull’indefinito mondo delle emozioni, senza cadere oppure rialzandoci subito dopo averlo fatto. Ama dipingere il mare, a volte calmo e rasserenante, altre impetuoso e irrequieto, simbolo di un fluire, di un tutto scorre, che non può in alcun modo essere arrestato, interrotto, frenato.

Ecco perché tanto le è cara l’acqua, forse è l’elemento più simile a lei, fuori dagli schemi e assolutamente libera da ogni regola imposta. Artista dal carattere eclettico non si limita solo a dipingere bensì deve trovare altri modi per esprimere le sensazioni che sente dentro di sé e scrive poesie in prosa nelle quali descrive il suo modo di essere pittrice, cosa significa per lei l’approccio quotidiano con un’arte figurativa dalla quale non può più prescindere, da cui non può più staccarsi. Nella sua carriera ha partecipato a moltissime mostre sia personali che collettive su tutto il territorio nazionale, ha vinto diversi premi e ha catturato l’attenzione degli esperti del settore e anche di un gran numero di estimatori che addirittura si mettono in coda pur di commissionarle un lavoro. Cristina Conte vive e opera a San Giorgio di Nogaro, splendido paese in provincia di Udine.

 

Cristina Conte

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