Moralismi e pregiudizi, sessualità diversamente abile

Moralismi e pregiudizi, sessualità diversamente abile
2 giugno 2015

Sia la sessualità che la disabilità sono, per definizione, temi permeati di tabù, moralismi e pregiudizi, tanto che possiamo tranquillamente dire che nell’immaginario comune non è previsto che il disabile possa provare e tanto meno soddisfare delle normali pulsioni sessuali. Per quanto la tematica della sessualità e handicap abbiano contenuti molto diversi, allo stesso modo, il parlarne può creare un certo imbarazzo. Dunque, l’immagine di una persona costretta in carrozzina che ha un rapporto sessuale magari con un altro disabile è quanto di più lontano ci possa essere dagli stereotipi di perfezione e salute divulgati dai mass media. La filmografia degli ultimi anni (“The Sessions”; “Quasi amici”; “Perdiamoci di vista”, ecc) ha posto l’accento sui bisogni sessuali dei diversamente abili. Già in Olanda, Germania, Belgio, Svizzera e Paesi Scandinavi, sono stati istituiti servizi di “assistenza sessuale per i disabili” dedicati agli esponenti di entrambi i sessi. Ma il tema piuttosto controverso ha attivato discussioni accese in diversi ambienti: politico, medico, religioso, ma anche giuridico. In Italia ancora non sono stati superati i cavilli legali e giuridici legati a questo tipo particolare di servizio. Una delle critiche fatta all’assistenza sessuale è insinuare che senza un servizio del genere il disabile non avrebbe la possibilità di trovare un “compagno/a”.

Nella realtà un disabile può avere dei compagni, ma è anche vero che, obiettivamente, non ha le stesse possibilità del normodotato, perché il mondo e la società sono strutturati su caratteristiche diverse da quelle del diversamente abile. Il mondo dei diversamente abili dice che la sfera affettiva, emozionale, fisica e sessuale non può e non deve più essere ignorata. In Italia, secondo alcune stime, i disabili sono 2,6 milioni. La problematica riguarda tutti, uomini e donne, disabili fisici e psichici che dopo una vita improntata sulla medicalizzazione e la riabilitazione, prima o poi manifestano il bisogno di empatia, sensibilità e fisicità fatta di carezze e piacere. Non bisogna dimenticare che il sesso fa parte dei diritti di ogni essere umano. La libertà per i disabili è poter scegliere, non sono certo i così detti normodotati a dover scegliere per loro. Per una comprensione più profonda, se si ha voglia, si può leggere questo brano tratto dal libro “Il vizio di vivere” di Rossana Benzi, costretta a vivere in un polmone d’acciaio: “… avevo 24 anni quando conobbi Mario. Il nostro amore fu un frutto che maturò in fretta e su un albero robusto […] Che fossimo sereni o cupi, fummo mescolati e di noi fu dipinto il mondo. ‘Perché non mi dai un bacio?’, gli chiesi, ‘sono sicura che andresti in crisi’. Non andò in crisi, imparò ad applicarmi la campana di vetro attorno al collo, a porgermi il boccaglio dell’ossigeno. Seppe accedere al mio corpo senza bisogno di manuali. Mi spogliò come un uomo spoglia una donna che ama. Mi spostò e condusse all’amore questo fisico che non può muoversi da solo, ma sa provare perfettamente le emozioni…”.

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