Morelli: “Nel Codice della strada a presto i limini a 150 k/h”

Morelli: “Nel Codice della strada a presto i limini a 150 k/h”
Alessandro Morelli
11 luglio 2019

Ama la bicicletta ma boccia chi promuove la mobilità ciclistica da “talebano”, partendo “da posizioni ideologiche”. Il messaggio è chiaro, anche se il deputato leghista, Alessandro Morelli, non menziona i 5 stelle che proprio sui ciclisti, nel testo di modifica al Codice della Strada, hanno scommesso tanto. Il presidente della commissione Trasporti è convinto che prima della pausa estiva il testo verrà licenziato dalla Camera. Poi toccherà al Senato.

Presidente, perché nasce questa integrazione al Codice della strada?

“Secondo i dati della Polizia Stradale la maggior parte degli incidenti sono causati dalla distrazione e, in modo particolare, da quella provocata dall’uso del cellulare. Quindi era evidente che bisognava intervenire in questa direzione, varando norme più rigide e a maggior tutela degli automobilisti, pedoni e cittadini in generale. E proprio contro l’uso dello smartphone alla guida, per esempio, è prevista anche la sospensione della patente da sette giorni a due mesi sin dalla prima infrazione. Come potremmo parlare delle strisce rosa riservate alle donne in gravidanza e alle mamme con bimbi fino a due anni, della sosta gratuita per i disabili sulle strisce blu, obbligo delle cinture di sicurezza sugli scuolabus e del casco in bicicletta per i bambini di età inferiore a 12 anni”.

Possiamo dire che è stato uno dei pochi provvedimenti per cui non avete litigato con i 5 stelle?

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“Beh, possiamo dire che ci sono stati alcuni argomenti per cui i 5 Stelle hanno dovuto fare un passo indietro e ovviamente altrettanto abbiamo fatto noi. Per esempio, io sono il promotore sui limiti di velocità a 150 chilometri all’ora, norma non inserita ma per la quale verrà presentato un ordine del giorno in Aula per avviare una sperimentazione della durata di un anno su tratte autostradali, per poi alla fine vedere su quali arterie è possibile applicare la norma. Va anche detto che le opposizioni hanno positivamente contribuito al lavoro in commissione. Segno è che quando si parla di sicurezza stradale non c’è colore politico. È chiaro che ci sono registrate diverse sensibilità politiche come quella dei 5 Stelle che, per esempio, si sono focalizzati sulla cosiddetta mobilità dolce, sulla bicicletta. Mentre noi siamo stati più attenti ai temi della difesa e della sicurezza dei cittadini”.

A proposito di biciclette, volete incrementarne il business?

“Noi della Lega abbiamo una posizione netta in questo tema: ben venga la mobilità sostenibile ma con grande equilibrio. In altre parole, ipotizzare un cambio generalizzato della mobilità nelle nostre città in tempi da bacchetta magica è decisamente scriteriato. Alcuni sindaci, ad esempio, stanno operando in maniera esagerata nelle loro città richiamandosi alle grandi metropoli europee, dimenticando che lì, è possibile realizzare certi progetti in quanto le infrastrutture non sono certo le nostre. In sostanza, è giusto promuovere la mobilità ciclistica ma è assurdo farlo da talebani partendo da posizioni ideologiche”.

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Ma che fine ha fatto la Tav?

La Tav, un argomento sul quale si è fatto uno storytelling, una propaganda totalmente inutile. Una fiction oserei dire. Siamo realisti: se in questo momento ci trovassimo in Val di Susa troveremmo gli operai lavorare, stanno bucando la montagna con le talpe. Quindi la Tav si sta facendo. Si fa. E nessun ministro può dire di no, essendo un’opera che ha avuto una ratifica del parlamento”.

Sta dicendo che da un anno la politica ha “distratto” volutamente i cittadini?

“No. Pezzi di politica invece sì, l’hanno fatto”.

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