Cronaca

Morte Floyd, ancora violenze. Altra vittima e un agente pugnalato. 1400 arresti

Nuova notte di violenze in diverse città degli Stati Uniti, dopo la morte lunedì scorso di George Floyd, 46enne afroamericano deceduto durante un controllo di polizia a Minneapolis. Gli agenti sono intervenuti con lacrimogeni e proiettili di gomma, mentre il presidente Donald Trump ha accusato “vandali e anarchici” di essere responsabili delle violenze. L’arresto e l’incriminazione per omicidio del poliziotto che aveva fermato Floyd, Derek Chauvin, non ha messo fine alle proteste, con dimostrazioni in oltre trenta città degli Stati Uniti.

E proprio a Minneapolis la polizia è intervenuta, per la prima volta, con cariche contro le centinaia di persone che avevano violato il coprifuoco. Il bilancio più pesante si è registrato però a Indianapolis, nell’Indiana, dove una persona è stata uccisa e altre tre sono rimaste ferite a colpi d’arma da fuoco. Si tratta della terza vittima dall’inizio della proteste. In tutto il Paese, da New York a Los Angeles, da Ferguson a Tampa, sono stati dati alle fiamme commissariati e mezzi della polizia. Sono stati saccheggiati negozi e distrutte vetrine. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo accuse più severe e altri arresti per la morte di Floyd.

George Floyd, 46enne afroamericano deceduto durante un controllo di polizia a Minneapolis

Intanto è scattato il coprifuoco in oltre 25 città di 16 Stati americani. In una decina di queste, tra cui la capitale Washington DC, è intervenuta la Guardia nazionale. E finora sono state arrestate circa 1.400 persone. A Jacksonville, in Florida, un agente di polizia è stato “pugnalato o ferito al collo ed è attualmente in ospedale” ha reso noto lo sceriffo Mike Williams. Il sindaco di Jacksonville, Lenny Curry, ha spiegato che la protesta è iniziata con 1.200 persone pacifiche e famiglie rispettose e dopo che se ne sono andate si è trasformata in rivolte e violenze. Sono state arrestate diverse persone ma il numero esatto non è stato ancora reso noto. “Non lo tollereremo nella nostra città né lasceremo che la nostra città bruci”, ha dichiarato il primo cittadino.

A Chicago la folla ha lanciato sassi contro gli agenti, che hanno risposto con i lacrimogeni effettuando numerosi arresti; a Los Angeles la polizia ha sparato proiettili di gomma per disperdere i manifestanti, che avevano dato fuoco a un’autopattuglia. Per il secondo giorno consecutivo una manifestazione si è tenuta anche davanti alla Casa Bianca, senza che si siano registrate violenze; il sindaco di Atlanta ha dichiarato invece lo stato di emergenza in alcune zone della città, mentre migliaia di persone sono scese in piazza a Minneapolis, New York, Miami, Atlanta e Filadelfia.

Le autorità hanno imposto il coprifuoco notturno in diverse città – fra le altre Minneapolis, Atlanta, Los Angeles, Filadelfia, Portland e Louisville, mentre il governatore del Minnesota ha dispiegato da già da venerdì scorso la Guardia nazionale. Trump, pur ammettendo che la morte di Floyd “ha riempito gli americani di rabbia, orrore e tristezza”, ha avvertito di non voler permettere che “folle rabbiose assumano il controllo della situazione”; il suo rivale per la corsa alla Casa Bianca, Joe Biden, lo ha accusato di fomentare gli estremisti e ha chiesto che i responsabili della morte di Floyd vengano portati davanti alla giustizia.

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