Cronaca

Morte fratellastro del dittatore Kim, pagata 85 euro una delle sospette assassine

Avrebbe ricevuto un ben misero compenso Siti Aisyh (foto), una delle due donne arrestate per sospetto coinvolgimento nell’assassinio di Kim Jong-Nam (foto), il fratellastro del dittatore nord-coreano Kim Jong-Un avvelenato con gas nervino il 13 febbraio scorso all’aeroporto di Kuala Lumpur, forse per ordine del regime di Pyongyang. Alla presunta omicida, una 25enne indonesiana, sarebbero infatti stati pagati appena 400 ringgit malesi, somma equivalente a circa 85 euro, ma lei avrebbe accettato perche’ pensava si trattasse di un semplice scherzo televisivo, una comparsata in cui si sarebbe dovuta limitare a spruzzare in volto la finta vittima con innocuo olio per neonati, e non con il micidiale agente Vx effettivamente utilizzato. A raccontare tutto ciò, Andreano Erwin, vice ambasciatore d’Indonesia in Malaysia, che in giornata ha potuto incontrare per mezz’ora in carcere la connazionale.

“Mi ha detto soltanto, per sommi capi, che qualcuno le chiese di espletare quell’incarico”, ha riassunto il diplomatico. Si e’ limitata a raccontare in termini generali di aver incontrato persone che sembravano giapponesi o coreani”. Troppo presto, ha aggiunto, per ipotizzare quali capi d’imputazione saranno mossi alla ragazza. Accesso consolare e’ stato accordato oggi dalle autorita’ locali anche all’altra supposta esecutrice materiale del delitto, la 28enne vietnamita Doan Thi Huong, ma i rappresentanti di Hanoi non hanno rilasciato dichiarazioni al termine del colloquio. Siti, ha precisato al riguardo Erwin, gli ha assicurato di non aver mai visto l’ipotetica complice prima che ambedue fossero ingaggiate per avvicinare la vittima. In custodia, oltre a loro, c’e’ anche un cittadino della Corea del Nord, ma gli inquirenti ne stanno ricercando altri sette, quattro dei quali sarebbero nel frattempo rientrati in patria. Uno che invece si troverebbe tuttora in Malaysia e’ un funzionario dell’ambasciata di Pyongyang, tale Hyon Kwang Song.

Costui, latitanza a parte, gode dell’immunita’ diplomatica: il capo della polizia della capitale, Abdul Samah Mat, ha sottolineato peraltro che le leggi locali consentono di “imporre di presentarsi” a chiunque rifiuti di collaborare alle indagini. L’ufficiale non ha invece voluto commentare le indiscrezioni, riferite da vari mass media malesi, secondo cui durante le perquisizioni in corso in un complesso residenziale cittadino sarebbero state sequestrate sostanze chimiche da analizzare. Intanto, il ministro malese della Sanita’, S. Subramaniam al quotidiano New Straits Times, fa sapere che Kim Jong-nam e’ morto 15-20 minuti dopo essere stato avvelenato all’aeroporto di Kuala Lumpur e “ha sofferto molto”. “La quantita’ di Vx nel corpo di Ki Jong-nam era talmente elevata che ha colpito immediatamente cuore e polmoni – ha aggiunto il ministro – l’assorbimento del veleno e’ stato molto rapido e gli ha provocato la morte nel giro di 15-20 minuti dopo il contatto”. Secondo Subramaniam, la morte del fratellastro del dittatore nord-coreano Kim Jong-Un “e’ stata molto dolorosa”.

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