Il Cremlino di Mosca è il cuore della capitale e la più grande fortezza d'Europa. È l'attrazione principale di Mosca e la residenza ufficiale del presidente russo
La tensione fra Russia e Occidente torna a salire dopo il nuovo avvertimento del Cremlino sul possibile sequestro dei beni russi detenuti all’estero. Il portavoce Dmitrij Peskov ha dichiarato che le conseguenze ricadranno sia sugli Stati che approveranno la misura sia sui singoli individui coinvolti, indicando un livello di responsabilità doppio e diretto. Il caso è esploso mentre alcune capitali occidentali valutano l’utilizzo degli asset congelati per sostenere economicamente l’Ucraina, ma Mosca parla di decisione “pericolosa” per l’intero equilibrio finanziario globale.
Rischi per governi e individui
Peskov ha ribadito che ogni tentativo di appropriarsi dei beni russi rappresenterebbe una violazione grave delle regole internazionali. “La responsabilità sarà nazionale e personale”, ha detto, sottolineando come Mosca consideri l’iniziativa non solo ostile, ma potenzialmente destabilizzante per chi la sostiene. Secondo il Cremlino, la mossa minerebbe la fiducia nei sistemi finanziari occidentali e aprirebbe un precedente destinato a ripercuotersi sugli stessi promotori.
Il portavoce ha poi richiamato la posizione del Fondo Monetario Internazionale, che nelle ultime ore ha invitato alla prudenza. Il Fmi teme che l’uso forzoso degli asset russi possa provocare contraccolpi sull’intero sistema finanziario internazionale, già esposto a incertezze economiche e tensioni geopolitiche. “Abbiamo sentito che il Fondo si è espresso con grande cautela, chiedendo di evitare qualsiasi impatto negativo sul sistema globale”, ha ricordato Peskov, evidenziando come perfino un’istituzione tradizionalmente vicina alle economie occidentali mostri segnali di dissenso.
Il fronte internazionale si muove
Secondo Mosca, la presa di posizione del Fondo Monetario dimostra che le strutture economiche create dall’Occidente non sono disposte ad avallare un’operazione giudicata rischiosa. “È ciò che loro stessi hanno costruito”, ha affermato Peskov, “e questo fondamento ora sembra rivoltarsi contro i suoi creatori”. Un messaggio che il Cremlino utilizza per rafforzare la narrativa secondo cui l’Occidente starebbe violando principi che esso stesso proclama come imprescindibili.
La Russia insiste sul rischio di un effetto domino: se un Paese può confiscare i beni di un altro al di fuori dei meccanismi legali internazionali, nessun attore globale si sentirà più realmente protetto. Il Cremlino teme un indebolimento strutturale dei circuiti economici multilaterali, con investitori e Stati pronti a ridurre la propria esposizione per timore di misure analoghe in futuro.
Equilibri fragili e timori di ritorsioni
Il dibattito resta acceso. Da un lato, diversi governi europei e Washington considerano gli asset russi congelati come una risorsa immediata per finanziare Kiev. Dall’altro, cresce la preoccupazione che un passo così drastico possa danneggiare la credibilità stessa dell’Occidente nei mercati internazionali. Mosca, intanto, continua a usare gli avvertimenti come leva diplomatica e comunicativa, lasciando intendere che eventuali ritorsioni economiche o legali potrebbero essere imminenti.
Qualunque sarà la decisione finale, l’esito avrà un impatto ben oltre il conflitto in Ucraina: potrebbe segnare un precedente decisivo nella gestione dei beni sovrani e nella tenuta delle istituzioni finanziarie mondiali.
