Mossa direttore Fbi è schiaffo al ministro, scoppia la polemica su indagine email della Clinton

Mossa direttore Fbi è schiaffo al ministro, scoppia la polemica su indagine email della Clinton
29 ottobre 2016

La lettera al Congresso americano con cui il direttore dell’Fbi, James Comey (foto), ha annunciato -a 10 giorni dal voto per le presidenziali dell’8 novembre- la nuova inchiesta sulla candidata democratica, Hillary Clinton, e’ uno schiaffo a una prassi consolidata nella politica americana; ed e’ stata inviata, a sentire The New Yorker, contro il parere del ministro della Giustizia, l’afroamericana democratica Loretta Lynch. Comey (foto), che pur essendo repubblicano e’ stato nominato alla guida dell’Fbi dal presidente democratico Barack Obama, ha una reputazione adamantina di integrita’ e indipendenza. E ai primi di luglio aveva lui scagionato la Clinton sullo scandalo Emailgate: le oltre 60.000 e-mail inviate e ricevute nei suoi 4 anni alla guida del dipartimento di Stato (2009-2013) esclusivamente da un server di posta privato e non da quello governativo. Per il direttore dell’Fbi la candidata democratica non era incriminabile di alcun reato ma aveva definito “estremamente incauta” la gestione della sua posta elettronica. Ora Lynch gli aveva detto di attenersi alla consolidata abitudine del ministero di non intraprendere un’azione giudiziaria che, cosi’ a ridosso del voto, potesse influenzare il risultato elettorale, ma lui ha deciso di fare diversamente sentendo in qualche modo il dovere di informare il popolo americano.

Il direttore dell’Fbi e’ formalmente e sostanzialmente un dipendente del ministero della Giustizia e si deve attenere alle sue politiche. La prassi del ministero, formalizzata in indicazioni esplicite a procuratori e forze dell’ordine, e’ di evitare qualunque mossa che possa influenzare l’agone politico, anche se questo vuol dire tenere in sospeso inchieste delicate. Quattro anni fa, l’allora ministro della Giustizia, l’afroamericano e democratico Eric Holder, formalizzo’ la prassi in un ‘memo’ a tutti i dipendenti: in caso di inchieste che coinvolgono politici, occorre essere particolarmente attenti a salvaguardare la reputazione di “equita’, neutralita’ e posizione non partisan” del ministero. “Per evitare comportamenti scorretti”, scriveva Holder, quando si affrontano questioni delicate in epoca di elezioni primarie o generali, si deve ottenere il ‘via libera’ di uno speciale dipartimento del ministero: la Public Integrity Section. Non e’ e’ chiaro se Comey lo abbia fatto o si sia consultato con qualche altro funzionario al ministero. Secondo una fonte “ben informata” del ministero, il ministro Lynch ha chiesto a Comey di seguire la prassi, ma lui ha risposto che si sentiva obbligato a infrangerla perche’ aveva promesso ai parlamentari in Congresso (quando il 5 luglio scagiono’ Clinton) di informarli qualora ci fossero stati ulteriori sviluppi sulla delicatissima vicenda. Lo ha scritto chiaramente in una lettera, inviata ai colleghi dell’Fbi subito dopo quella al Congresso, e pubblicata dal Washington Post: “Ovviamente, di solito non informiamo il Congresso di inchieste in corso, ma in questo caso io ho sentito l’obbligo di farlo perche’ ho testimoniato a piu’ riprese nei mesi scorsi che la nostra inchiesta era completata. Penso che avrei ingannato gli americani se non avessi integrato la testimonianza”. Lynch e il ministero della Giustizia stanno adesso studiando la situazione che considerano “senza precedenti”.

Leggi anche:
Cina, da lunedì Xi Jinping per la prima volta in Europa da 5 anni

Intanto, Hillary Clinton si dice “certa” che la nuova indagine aperta dall’Fbi sulle sue email non cambierà le conclusioni raggiunte lo scorso luglio, quando la polizia federale decise di non procedere. “Sono certa che non cambieranno le conclusioni di luglio”, afferma la candidata democratica in conferenza stampa in Iowa, invitando il direttore dell’Fbi James Comey a fornire maggiori informazioni riguardo alla lettera inviata al Congresso sulle nuove email legate alla candidata democratica quando era segretario di stato, che hanno portato alla riapertura dell’indagine. “Lo stesso direttore ha detto di non sapere se le email indicate nella lettera sono significative o no”, aggiunge. “Siamo a 11 giorni da quelle che potrebbero essere le elezioni più importanti del Paese – conclude Clinton – gli americani meritano di conoscere subito tutti i fatti. Noi non conosciamo i fatti, ed è per questo che chiediamo all’Fbi di rilasciare tutte le informazioni in suo possesso”.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti