Politica

‘Ndrangheta, arrestato assessore regionale Piemonte. “Pacchetto voti” 15 mila euro

Aveva trovato un accordo con la ‘ndrangheta per ottenere un “pacchetto di voti” in cambio di 15 mila euro. E’ una delle accuse contestate a Roberto Rosso, assessore regionale del Piemonte arrestato stamattina dalla Guardia di finanza con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Con un’operazione chiamata “Fenice”, i finanzieri del Comando Provinciale di Torino hanno arrestato anche altre sette persone accusate di avere legami con la ‘ndrangheta, radicate nel territorio di Carmagnola ed operanti a Torino. Rosso, esponente di Fratelli d’Italia, con delega per Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, 59 anni, torinese, avvocato civilista, è stato deputato in Parlamento per cinque legislature e due volte sottosegretario (2011 e 2004-2006). Tra le condotte illecite contestate agli arrestati, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso e a reati fiscali per 16 milioni di euro, c’è il reato di scambio elettorale politico-mafioso. Rosso, (che si e’ dimesso dalla carica di assessore regionale ndr), era stato eletto con quasi 5 mila voti e poi nominato assessore nella giunta presieduta da Alberto Cirio. Da quanto si apprende, dei 15 mila euro concordati con gli intermediari delle cosche, Rosso ne verso’ poco meno di 8 mila, in due tranche da 2900 e 5000 euro. A fare da tramite sareebbero stati Enza Colavito e Carlo De Bellis, quest’ultimo gia’ coinvolto nelle indagini Minotauro e Big Bang.

Ma dopo essere stato eletto al consiglio regionale del Piemonte, Roberto Rosso non voleva versare agli esponenti della ‘ndrangheta la somma concordata perche’ riteneva di avere preso meno voti del previsto. E tutto ciò è quanto si ricava dall’ordinanza di custodia cautelare del gip Giulio Corato. “No – disse Rosso all’imprenditrice Enza Colavito, che fece da intermediaria, in una telefonata intercettata dalla guardia di finanza – io ho verificato e sono dei cacciapalle incredibili. Diglielo pure”. L’ordinanza rileva che nel Comune di San Gillio, dove risiede uno dei presunti boss con la famiglia, Rosso raccolse solo due preferenze. Uno degli arrestati, Francesco Viterbo, fu sentito fare commenti malevoli su Rosso: “Il suo comportamento e’ stato uno schifo”. E alla fine, dopo una laboriosa trattativa, Rosso si decise a proporre – si legge nelle carte – di “corrispondere una somma di denaro corrispondente alla meta’ di quella precedentemente pattuita”. Secondo il giudice, il neo consigliere regionale affronto’ la questione con una “serieta’” che dimostra la “consapevolezza della caratura criminale” dei suoi interlocutori e avverti’ “il concreto pericolo di conseguenze indesiderabili”. Sempre per il gip Giulio Corato, Rosso come Didio Giuliano, il senatore romano che acquisto’ la carica di imperatore dai pretoriani. La similitudine e’ contenuta nel provvedimento con cui e’ stato ordinato l’arresto per scambio elettorale politico-mafioso.

“Chi scrive – e’ il testo firmato dal giudice – ritiene sconcertante la posizione di Rosso nel suo apparente mostrare il lato peggiore della nobile arte. In disparte ogni valutazione di natura politico-morale, l’indagato appare muoversi sul terreno elettorale come un novello Didio Giuliano, alla continua ricerca di occasioni di acquisto in stock del consenso democratico”. Il riferimento, oltre alle somme di denaro corrisposte agli intermediari di due presunti boss della ‘ndrangheta, e un’altra vicenda descritta nell’ordinanza (relativa a un pacchetto di venti voti) che comunque non compare nel capo d’accusa e non vede il coinvolgimento della criminalita’ organizzata. Emerge anche che il 15 maggio 2012 Roberto Rosso, firmo’ l’interpellanza parlamentare urgente la numero 2/01491 presentata da Vinicio Peluffo (Pd), con la quale si chiedeva di approfondire i rapporti tra l’allora prefetto di Lodi, Pasquale Antonio Gioffre’ e alcuni ‘ndranghetisti coinvolti in inchieste antimafia. Fra questi figurava Onofrio Garcea, con cui nei mesi scorsi Rosso si sarebbe incontrato per pianificare lo scambio elettorale. Secondo le accuse avrebbe dato 15 mila euro in cambio di un pacchetto di voti in vista delle elezioni regionali del maggio 2019, dove poi l’esponente di Fratelli d’Italia risultera’ eletto.

“Mi auguro dal profondo del cuore che Roberto Rosso dimostri la sua innocenza, che non siano vere le accuse che gli vengono mosse – dichiara la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni -. Ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituira’ parte civile nell’eventuale processo a suo carico, perche’ in questa vicenda ci consideriamo le prime vittime. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sara’ chiarita, Rosso e’ da considerarsi ufficialmente fuori da FdI”. Meloni ricorda che “Roberto Rosso ha aderito a Fratelli d’Italia da poco piu’ di un anno, chiedendo di essere candidato nelle nostre liste. Come facciamo con tutti i nostri candidati, abbiamo verificato con gli strumenti che un partito ha a disposizione se avesse problemi con la giustizia. Non e’ emerso nulla e abbiamo deciso di sottoporre anche il suo nome al giudizio degli elettori piemontesi. E’ stato il piu’ votato nelle nostre liste, e per questo e’ diventato assessore regionale”.

“Sono allibito per quanto accaduto – afferma invece il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Un’accusa di questo tipo e’ la peggiore per chi vuole rappresentare le istituzioni ed e’ totalmente incompatibile con il nostro modo di vedere la vita e l’impegno politico”. “Per questo – aggiunge – ci auguriamo che Roberto Rosso possa dimostrare quanto prima la sua totale estraneita’ ai fatti e confidiamo pienamente nel lavoro della magistratura”. Per il coordinatore nazionale di FdI Guido Crosetto, invece, parla di “storia strana”. “Non conoscono bene i contenuti ma mi sembra una cosa strana”. Cosi’ il coordinatore nazionale di FdI Guido Crosetto commenta a Radio Capital la notizia dell’arresto in Piemonte dell’assessore Roberto Rosso con l’accusa di voto di scambio con l’ndrangheta. “Rosso – spiega Crosetto – e’ uno che farebbe qualunque cosa per prendere un voto, porterebbe un moribondo al seggio, ma non mi e’ mai sembrato uno che possa intrattenere rapporti con la mafia o ‘ndrangheta. In trent’anni nessuno mi hai parlato di cose simili su di lui e, siccome l’ambiente politico non risparmia critiche a nessuno, questa storia mi sembra anomala. Io lo conosco benissimo e tutti quelli che lo conoscono la pensano cosi'”.

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